Sembrava un flop ed invece adesso tutto cambia per quanto riguarda le due novità previdenziali del 2017, cioè quota 41 ed Ape Sociale. Dopo la prima tornata di domande, i numeri apparivano allarmanti, con i due terzi delle istanze presentate respinte. Paletti ristretti ed interpretazione altrettanto ristretta dell’Inps hanno prodotto numeri che erano sembrati subito allarmanti per quanto riguarda la buona riuscita delle due misure.
Adesso sembra che tutti sia cambiato, perché un intervento del Ministero del Lavoro ed il conseguente riesame delle istanze da parte dell’Inps ha corretto la situazione. Sembra che i due terzi di domande diventeranno quelle accolte e non più quelle respinte. Vediamo cosa è cambiato e le novità dell’ultima ora.
Platea allargata, perché?
Come riporta l’edizione odierna del Corriere della Sera, si allargano le maglie per coloro che chiedono o hanno già chiesto la pensione anticipata con le due nuove misure introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio. Le domande respinte in prima istanza dall’Inps sono state soggette a riesame da parte dell’Istituto di Previdenza Sociale.
Le domande del primo turno sono state 66.000, un numero maggiore quindi delle istanze previste in manovra e per le quali erano stati stanziati i fondi (dovevano essere 60.000. in prima battuta, circa 15.000 erano le domande accolte, mentre per le restanti l’Inps ha risposto negativamente. Il problema, oltre ai tanti paletti e vincoli che riducevano di molto la platea e che sono stati male interpretati da molti dei richiedenti, risultava essere una erronea interpretazione delle norme da parte dell’Inps. A dire il vero, più che erronea, l’interpretazione dell’Inps era restrittiva, come per esempio il non considerare disoccupati e quindi possibili beneficiari delle due vie di uscita anticipata dal lavoro, soggetti che avevano avuto periodi di lavoro temporanei e saltuari, anche di un solo giorno, retribuiti con i voucher.
Su alcuni dubbi interpretativi, il Ministero del Lavoro ha ordinato all’Inps di utilizzare la manica larga e pertanto, nelle operazioni di riesame, i numeri delle domande respinte ed accolte si sono ribaltate.
Cosa cambia
Adesso sembra che delle 66.000 istanze di accesso alla quota 41 o all’Ape sociale, saranno quasi 46.000 le domande accolte. Nel dettaglio, per l’Ape sociale dovrebbero avere il via libera dell’Inps 26.500 richiedenti, mentre per la quota 41 sarebbero circa 20.000. Numeri alla mano, il 60% di domande respinte era per la mancanza del requisito di disoccupazione. Questo requisito era uno dei più particolari di quelli necessari per rientrare nelle due uscite. Nello specifico, un disoccupato a partire dai 63 anni di età, avrebbe potuto richiedere l’Ape sociale se aveva 30 anni di contributi versati, se aveva terminato di percepire la Naspi da almeno 3 mesi e se aveva perso il lavoro per licenziamento individuale o collettivo, per risoluzione consensuale del rapporto di lavoro o per dimissioni per giusta causa.
Lo stesso per coloro che avevano 41 anni di contributi, per i quali non ci sarebbero stati vincoli di età per accedere alla quota 41. Il Ministero ha sancito come un periodo di rioccupazione coperto a voucher, fino a 6 mesi non era da considerare come fattore tale da far perdere lo status di disoccupato che ha portato l’Inps a respingere numerose istanze. Naturalmente le percentuali si riferiscono alle prime domande pervenute, per molte delle quali va ricordato come il riesame sia ancora in corso. Le domande del primo giro sono quelle pervenute all’Inps entro il 15 luglio, ma è evidente che per le altre, che scadranno il 30 novembre, questo allargamento di maglia consentirà a molti di poter presentare domanda e soprattutto con maggiori possibilità di venire accolte.