Incontri tra parti sociali e Governo, tavoli tecnici, proposte e proclami da campagna elettorale rendono il capitolo Pensioni tra i più dibattuti negli ultimi giorni. La Legge di Bilancio ormai sta completando il suo iter, con gli emendamenti che adesso vanno valutati. Sulle pensioni molte sono le proposte che sono arrivate per inserire novità nella manovra finanziaria. I soldi disponibili e stanziati sono pochi perché il grosso delle dotazioni finanziarie della manovra, verrà eroso dal blocco dell’aumento dell’IVA. Per intenderci, dei 20 miliardi circa di cui la Legge di Stabilità è dotata, 16 se ne andranno solo per evitare l’aumento delle accise e dell’Imposta sul Valore Aggiunto previsto dalle ormai vecchie clausole di salvaguardia.

A questo va aggiunto il problema della sostenibilità del sistema previdenziale che non permette neppure di detonare del tutto l’innalzamento dell’età pensionistica previsto per il 2019. Tra i pochi interventi che si faranno però, ci sono alcuni che riguardano molti lavoratori che potranno sfruttare qualche eccezione alle pesanti norme pensionistiche che derivano dalla tanto odiata riforma Fornero. In testa a tutti i lavori gravosi che saranno i primi tutelati rispetto all’innalzamento dell’età di accesso alle pensioni derivante dall’aumento della vita media degli italiani.

Usuranti, chi sono e come vanno in pensione

AI lavoratori che rientrano nella categoria di lavoro usurante o notturno, il nostro ordinamento consente di lasciare il lavoro con 5 anni di anticipo.

SI esce all’età di 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi versati e con la quota 97,6. Questo ha sancito il Decreto Legislativo n°67 del lontano 2011 che ha stabilito quali sono le categorie da considerare usuranti e che sono ancora quelle oggi vigenti come riportate dall’Inps nella sezione dedicata a questa particolare misura pensionistica.

Tra questi i palombari, i minatori o gli operai delle cave, quelli delle gallerie, gli autisti di mezzi di trasporto persone (maggiori di 9 posti), quelli a contatto diretto e continuativo con sostanze tossiche come l’amianto, quelli costretti a lavorare in spazi considerati limitati o angusti e quelli degli altiforni o in generale, sottoposti ad alte temperature.

Stesso trattamento previdenziale è dedicato anche ai lavoratori che per la gran parte della vita lavorativa hanno avuto attività nelle ore notturne che secondo il Dlgs sono comprese tra le ventidue della sera e le cinque del mattino.

Cosa è cambiato e cosa cambierà

Come dicevamo, la discussione tecnica sulle pensioni per le novità 2018 riguarda da vicino queste tipologie di lavoratori. Non una riforma ma cambiamento che sono iniziati già nella vecchia manovra, quella in vigore dal 1°gennaio 2017. Vennero cancellate le finestre mobili per i lavori usuranti in modo tale che la decorrenza della loro pensione non venisse più posticipata di 12 o 18 mesi come prevede quel particolare meccanismo. Da quest’anno quindi la pensione si centra dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti.

sempre nel 2017 si è deciso di abrogare l’aumento previsto per l’aspettativa di vita a questi soggetti, per i quali la pensione resta confermata con 61 anni e 7 mesi di età, 35 di versamenti e quota 97,6.

Evidente e particolare anche il meccanismo quota, con le frazioni di anno che vanno considerate come utili al raggiungimento dei requisiti di accesso. Dai ripetuti incontri tra Governo e sindacati sembra che si vada verso il blocco dell’aspettativa di vita fino al 2026 per queste categorie di attività. In pratica, se verranno confermate le indiscrezioni, per altri 9 anni la pensione per questi lavoratori sarà centrata con i requisiti odierni. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, dove usare il condizionale è un obbligo, ma trapela ottimismo su questo sconto da concedere perché trattasi di attività lavorative non molto frequenti e che abbracciano una platea di potenziali beneficiari ridotta e poco onerosa per le esigue casse dello Stato.