Quando, il 4 novembre del 2011, si verificò a Genova la grande alluvione che portò con sè distruzione, detriti e fango. Nei giorni immediatamente successivi di riavvicinamento alla normalità, dopo aver spalato, pulito, imprecato e fatto i conti, sbigottiti ci si guardava, ma non per quello che era appena successo, ma per quello che sarebbe stato. Infatti i genovesi non si sono mai spaventati ne tirati indietro quando si tratta di lavorare, di costruire o ricostruire, ma ciò che li spaventa, che ci spaventa, è l'incertezza e il doversi chiedere continuamente: "fino a quando durerà, dureremo fino a quando resisterà la normalità" .Non occorre essere laureati o tecnici, o novelli colonnelli Bernacca per capire, per comprendere che la situazione a Genova è grave, anzi gravissima.

I problemi di conformazione del territorio, di rapacità edilizia e di cementificazione compulsiva degli ultimi anni hanno ridotto Genova ad una zona che deve essere ormai responsabilmente inquadrata come ad altissimo rischio, ed i suoi abitanti i figli coraggiosi di questo rischio, consapevoli che oramai in qualsiasi momento tutto può finire: le attività , i sogni i progetti e persino la vita.

Genova è sola, i genovesi sono soli, le amministrazioni varie rispondono nelle conferenze stampe e nei comunicati ufficiali scaricando le responsabilità, perimetrando bene dove comincia la responsabilità di uno e finisce quella dell'altro, si preparano al processo insomma, a difendersi.Ma senza voler peccare di qualunquismo, è proprio tutta la situazione che è indifendibile, sotto qualsiasi profilo e da qualunque angolazione la si voglia vedere.

Innanzitutto si continua a inquadrare la cosa dal punto di vista delle ultime ore, snocciolando dati ,orari, pattuglie in ricognizione etc, ma dobbiamo partire, a non voler essere troppo miopi, dal 04.11.2011 : cosa è stato realmente fatto a partire da quella data per risolvere STRUTTURALMENTE le problematiche che quella inondazione creò? Problematiche strettamente connesse alla gestione del Rio Fereggiano e del Bisagno.

E' possibile che le risoluzioni adottate sulla carta riguardanti propri questi due corsi d'acqua non riescano ad essere messe realmente in azione? E per quali motivi? E saranno poi in grado di risolvere strutturalmente la situazione ? E' possibile che non venga in mente di lanciare un grande bando internazionale,che veda la partecipazione di grandi scienziati e tecnici e che possa far si che arrivino possibili risposte e soluzioni innovative realistiche e definitive?

A qualche centinaia di Km. da noi esiste una città, Trieste, che presenta la stessa conformazione della città di Genova, e che grazie all'opera idraulica di rimaneggiamento degli anni '30, diconsi trenta, non ha praticamente più avuto, se non in un caso isolato, momenti drammatici come quelli che si stanno vivendo a GENOVA. Il problema è che Genova è sola e mal rappresentata , perchè chi dovrebbe rappresentarla e proteggerla a livello locale e nazionale, non lo fa o non è in grado di farlo, e tale incapacità è talmente macroscopica che a parecchi di noi viene spontaneo pensare alla malafede.

Una ultima annotazione per Grillo: se ne esce fuori dicendo che non si deve parlare di tragedie, quando è il primo ad alzare i toni ed a parlare drammaticamente di tutto e su tutti, ma lui che è così tecnologico così immerso nella rete perchè invece di parlare delle stampanti in tre dimensioni non si attiva, e lui può farlo, e promuove una grande raccolta di progetti innovativi e tecnologici che possano risolvere e per sempre questo stato di cose, magari utilizzando l'eventuale soluzione originale e moderna in qualche cosa che dia ulteriore capacità di attrazione alla povera Superba.