Guardare Sky, nella fattispecie "X-Factor" (ma anche altri programmi, su tutti "Gomorra") e poi capitare per sbaglio, magari facendo zapping durante la (calibrata) pubblicità, fa capire tante cose. Per esempio che Rai e Mediaset, rispetto all'emittente di Murdoch, sono indietro di almeno dieci, quindici anni. Una delle differenze che balzano agli occhi è il ritmo, persino nelle news. È incalzante, si capisce che gli autori e i registi hanno fatto propria la lezione delle video clip prima musicali e poi pubblicitarie, con una strizzatina d'occhi al fumetto, ai manga, ai videogame.

Perché questo, nel caso non ve ne foste accorti, è il velocissimo ventunesimo secolo, gente! Così anche le luci, la fotografia, il montaggio, che si tratti di una fiction (come la superba "Gomorra" già citata) o appunto di un reality come "X Factor" , appaiono allo spettatore, sempre, come un film di cui si brama, si anela conoscere il finale. Nel caso della competizione canora poi, la componente psicologica è fortissima, probabilmente una delle chiavi del suo successo. Davanti al pubblico, sia in teatro sia a casa, va avanti chi è più bravo, chi ha "qualcosa in più" (il famoso "fattore x" del titolo) rispetto agli altri.

Altri che sono lì, accanto a lui o lei, sapendo che una botola virtuale si potrà aprire sotto i loro piedi da un momento all'altro, ad insindacabile giudizio dei vari Victoria Cabello, Mika, Fedez, Morgan.

Così, nell'ultima puntata trasmessa, va in onda, con la consapevolezza di tutti i partecipanti, il gioco delle sei sedie, che ovviamente non basteranno per tutti (ove tutti si intendono quelli o quelle arrivati ai "boot camp" dopo le precedenti, faticosissime selezioni); l'aspirante star si siede, una volta che i "giudici" glielo permettono, ma è come stare su una graticola, in quanto c'è sempre il rischio che il prossimo cantante (o la prossima) dimostri di essere più bravo/a di lui e gli soffi il posto, rischio che si corre fino alla fine della prova, quando sei, e solo sei, per ogni categoria accederanno alla fase successiva.

Nessuno di loro lo ammetterà mai, mostrare "buonismo" fa audience, ma è sempre e solo mors tua vita mea. Certo, non scorre il sangue, i concorrenti non si ammazzano tra loro, ma ognuno vuole disperatamente quella sedia, opportunità per andare avanti e guardare il successo sempre più da vicino. Fuori il mondo brucia, ma che importa, gli "Hunger Games" della musica vanno avanti, disponibili se vi aggrada anche sui dispositivi portatili, non perdete la prossima puntata!