Sono stati giorni di particolare tensione per quanto riguarda la questione "immigrazione". Giovedì, i cittadini di Quinto di Treviso sono scesi in strada per protestare contro 101 immigrati che erano alloggiati in un residence, dotato di tutti i confort, i cui appartamenti non erano, però, stati assegnati come case popolari ai cittadini italiani che ne avevano inoltrato richiesta.

Spinti dalla rabbia, alcuni manifestanti sono entrati negli appartamenti ed hanno buttato i mobili fuori, in alcuni casi bruciandoli.

Roma-Nord, venerdì, alcuni residenti del posto, insieme a dei sostenitori del movimento di estrema destra CasaPound, hanno sbarrato sulla Cassia, il passaggio di alcune camionette della polizia che scortavano un autobus che conteneva 19 immigrati. Il convoglio era diretto all'ex scuola elementare Socrate di Casale S. Nicola.

Tra i manifestanti e la polizia è scoppiato un tafferuglio che ha causato il ferimento di 4 agenti e il fermo di 14 manifestanti. Lucca, San Concordio precisamente, sempre venerdì.

Alcuni manifestanti hanno protestato contro gli 8 immigrati che erano alloggiati nella casa del Ceis. È terminato il programma di accoglienza e prima di andare via hanno praticamente distrutto il posto dove erano ospitati. Per giunta, hanno avanzato un'ulteriore richiesta: pretendevano 1.500 euro, anziché i 500 euro che hanno ottenuto con un accordo firmato con il governo.

Italiani razzisti?

Assolutamente, no. Sta di fatto, comunque, che il grado di sopportazione nei confronti degli immigrati è sempre più basso. Se movimenti e partiti di estrema destra come CasaPound, Forza Nuova, Fratelli d'Italia e Lega Nord, ci sguazzano alla grande e cavalcano strumentalmente questo sentimento di non-sopportazione, è riduttivo pensare di imputare semplicemente a questi la sedimentazione nelle persone di un così profondo grado di intolleranza nei confronti degli immigrati.

Anzi, sarebbe un errore imperdonabile per chi governa.

Innanzitutto, bisognerebbe pensare a una più equa ridistribuzione delle quote interne. Maggiore attenzione nel selezionare i luoghi e non affollare e affamare il tessuto sociale di aree già estremamente fragili come sta avvenendo nelle periferie di Roma. Alzare i pugni contro l'Europa affinché si giunga al più presto ad un accordo per la famosa quota 40.000 immigrati, fermi in Italia e Grecia, da integrare negli altri paesi dell'Ue.

Pensare ad un'alternativa concreta all'Operazione Triton, che miri a far rimanere nei propri paesi questi immigrati, magari un progetto di cooperazione tra tutti i paesi dell'Onu affinché si possano trovare soluzioni di pace, nei vari paesi affamati dalle guerre. Nel più piccolo e nell'immediato, i politici potrebbero semplicemente aver maggior rispetto per i tanti italiani che lavorano nei campi, nelle fabbriche, sui cantieri, soprattutto nel Mezzogiorno, e che si vendono portare via il poco lavoro da questi immigrati che offrono le loro braccia a prezzi stracciati, rigorosamente in nero. Dunque, più controlli e più legalità, affinché gli immigrati non affamino, con la svalutazione del loro lavoro, la fetta di Italia più povera e martoriata dalla crisi.