Circa due milioni di musulmani d'Italia si preparano a iniziare le celebrazioni per il Ramadan. L'ora "X" scatterà il 21 giugno prossimo, che corrisponde al giorno più lungo dell'anno, cioè il solstizio d'estate. In poco più di 4 settimane, dunque, i musulmani di tutto il mondo cominceranno, nel mese benedetto, le pratiche del digiuno e dell'adorazione.
Secondo le latitudini e i meridiani, i fedeli digiuneranno tra le 10 del mattino e le 23, per circa 30 giorni.
I seguaci della religione islamica sono ormai sparsi in tutto il mondo, e per i fedeli di altre religioni (ma anche per i curiosi) è interessante conoscere le regole del digiuno in Svezia, in Cile, in Australia o in Giappone. Non è prevista alcuna concessione di dispense, neppure per gli adolescenti: "Molti dovranno anche sostenere esami in condizioni di digiuno nonostante il caldo e la fatica", sottolinea la comunità islamica belga sul sito "Islam et Info", aggiungendo: "Una situazione delicata che ci ricorda che nel corso di questo mese benedetto, il Profeta (pace su di lui) e i suoi seguaci, hanno ottenuto grandi risultati nel caldo torrido d'Arabia.
Un esempio da seguire - ammonisce l'autore dell'articolo - per tutti gli alunni e gli studenti che dovranno nutrirsi bene e risparmiare energia quando è possibile". Le donne anziane, però, e quelle gravide non sono obbligate a digiunare.
Digiuno cattolico meno rigoroso
Decisamente meno restrittiva, per i cattolici, la regola del digiuno quaresimale che opera una distinzione fra digiuno propriamente detto e astinenza, vale a dire il consumo di un solo pasto al giorno, evitando determinati cibi durante il periodo che precede la Pasqua. L’astinenza, in particolare dalla carne, risale all’Antico Testamento e, per alcune circostanze, allo stesso mondo pagano, anche se ha avuto ampio sviluppo nel monachesimo cristiano d’Oriente e Occidente.
Una severa alimentazione combatteva le tentazioni e la concupiscenza della carne, favorendo l’ascesi e il dominio spirituale del corpo. Fu il Concilio Vaticano II ad aggiornare la pastorale nella motivazione e nelle forme, trasformando entrambe le pratiche in opere di carità, giustizia e solidarietà.
Il Ramadan deve essere per tutti, musulmani e non, occasione di riflessione e, come si legge sul sito della comunità islamica italiana: "L'Islam non deve diventare un pretesto per canalizzare un'intima rivolta personale, né sete di violenza".