Qualcuno tempo fa li ha chiamati "bamboccioni": un termine da subito contestato, per quel tono tutt'altro che ironico - al limite del dispregiativo - che la definizione conteneva, e contiene. Sta di fatto che purtroppo i dati Eurostat parlano chiaro e la situazione dei giovani italiani non è affatto migliorata; anzi, è addirittura peggiorata.
Sono stati diffusi ieri, infatti, i dati Eurostat che quantificano quanti giovani, in una fascia d'età compresa tra i 18 ed i 34 anni, non riescono a spiccare il volo e lasciare la casa materna.
Peggio di noi solo la Slovacchia
Un dato sconfortante, una percentuale lievitata - rispetto agli ultimi dati forniti - di ben 2 punti. Sta di fatto che, ad oggi, ben due giovani su tre vivono ancora con mamma e papà (per gli amanti delle statistiche, ci attestiamo al 67.3%). Fanalino di coda della classifica, la Slovacchia.
Qualche parolina però la meritano anche quei giovani che appartengono alla restante parte (ovvero il 33.7%): se non vivono con mamma e papà, dove mai saranno? A guardare i dati sulla natalità e sui matrimoni, ci viene da pensare che sicuramente non sono andati ad accrescere il numero dei nuovi nuclei familiari.
Forse, molto più semplicemente - e sicuramente con molto meno fascino rispetto ad altre ipotesi - sono in giro chissà dove per lavorare.
Il lavoro che non c'è
Perché, in fondo, la nuda realtà dei fatti è proprio questa: il lavoro che manca. Senza lavoro non esiste autonomia, senza autonomia non esiste un progetto di vita. Senza un progetto, e quindi forse senza neppure una vita, non resta che leccarsi le ferite sotto un tetto conosciuto ed amico. Da mamma e papà, appunto.
Il che non vuole certo essere una scusante, ma di fatto apre una seria riflessione sul paese Italia, che sembra destinato ad una lenta quanto inesorabile sparizione.
Una serie interminabile di scelte miopi
In controtendenza con il resto dell'Europa, il fenomeno bamboccione in Italia cresce, e non smette di crescere da oltre 15 anni.
Ora, come sempre accade, bisognerebbe riuscire ad imputare qualche responsabilità, almeno per cercare di capire come uscire fuori dal guado.
Ma ovviamente, questo aspetto sembra riservato ai titani; sta di fatto che le scelte politiche ed economiche effettuate non hanno portato a niente di positivo, anzi. Neppure il tanto declamato Jobs Act ha portato il fenomeno in controtendenza.
La piramide rovesciata
Gli orientamenti futuri, in tema di scelte politico - economiche, evidenziano invece una tendenza che dovrebbe allarmarci, e non poco: invertire la piramide, ovvero mettere sotto l'ala protettrice di una condizione da assistito cronico la fascia giovanile. Il tanto proclamato aumento delle pensioni, allora, invece di rappresentare un sacrosanto diritto - riservato ad una fascia debole che attende da anni di assurgere ai fasti della cronaca - diventa un principio di economia saldissimo.
Facciamo girare i soldi, e visto che non possiamo garantire ai giovani di essere loro stessi a generare il proprio reddito, tentiamo di aumentare la "paghetta", cui contribuiranno non solo i genitori, ma anche i nonni, vista l'insperata liquidità in aumento.
Un quadro sconfortante, direte voi. Oppure, se vogliamo leggere il mondo con gli occhi del possibilismo, forse è il primo step per un riscatto che passa attraverso la protesta, per sfociare nel cambiamento. Il futuro è in mano ai giovani, diciamo sempre. C'è da sperare che sia vero.