Come è intuivo ai più la prima puntata di una serie è un po' come il primo giorno di giorno di scuola: serve a conoscersi. La seconda puntata della miniserie "I bastardi di Pizzofalcone" nata dalla penna di Maurizio De Giovanni con la regia di Carlo Carlei migliora per ritmo e per performance attoriali. Uno dei problemi di chi fa una serie a Napoli è paradossalmente la qualità degli attori che ci sono in loco: anche i semplici caratteristi tendono a diventare protagonisti.

Gassman (l'ispettore Lojacono) è quindi costretto a lottare per emergere come primo attore ma senza rinunciare al tono sommesso che gli è stato cucito addosso dalle sceneggiatrici Silvia Napolitano e Francesca Panzarella che affiancano De Giovanni senza abiurarlo. In questo secondo caso gli ex reietti - ora riabilitati dal Questore - agli ordini del commissario Palma (Massimiliano Gallo) indagano su una serie di omicidi di 'cavalli' del boss Castrovetere (Lanzetta) nel campo della droga.

Palma dà modo a Romano (Gennaro Silvestro) e Aragona (Antonio Folletto) di darsi da fare in queste ammazzatine.

I protagonisti ora prendono corpo anche nella loro vita privata rivelata: la Alex Di Nardo (Simona Tabasco) si mostra come gay crittata nella sua famiglia borghese, Ottavia Calabrese (Tosca D'Acquino) ha un figlio autistico ed un marito pefettino. Pisanelli (Gianfelice Imparato) parla con la moglie morta ed ha la sua ossessione investigativa per i delitti degli ultimi. Insomma tutto inizia a girare e ad avere ritmo mentre Lojacono è perso tra inchieste passate, il dolore per la figlia difficile Marinella, l'attrazione per la Pm Piras (carolina Crescentini) e l'amicizia amorosa per la ristoratrice, Ma su tutto si staglia la fotografia di una Napoli mezza Algeri e mezza Mitteleuropa. E le musiche sono valide anche se la sigla come immagine scimmiotta serie in voga Usa. Insomma un buon prodotto dove prevale l'introspezione dei personaggi - caratteristica della narrativa di De Giovanni - al giallo vero e proprio.