La riforma del lavoro 2014 va completando il suo percorso, con l'approdo in Senato del disegno di legge delega che si aggiunge al decreto su contratti a termine e apprendistato. Ma questo disegno di legge non fa che accentuare la sensazione che il governo Renzi e il ministro del Lavoro Poletti stiano cambiando quelle che dovevano essere le basi del jobs act, questo soprattutto visto che non c'è quasi più traccia di quel contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che doveva essere il piatto forte della riforma.

Quali sono quindi i punti principali di questa riforma del lavoro 2014? Il ddl è composto da sei articoli, e tra questi compare anche il tempo indeterminato, ma non è più un contratto unico a tutele crescenti, bensì una forma che verrà introdotta "eventualmente" in maniera sperimentale e che non sostituirà le oltre 40 forme esistenti, ma si andrà ad aggiungere.

Ma la riforma del lavoro 2014 prevede solo "in forma sperimentale" anche il salario orario minimo, mentre fa già discutere la modifica degli ammortizzatori sociali. Ci sarà una sorta di Aspi universale, ma non ci sarà più la cassa integrazione in deroga e nemmeno sarà possibile assicurare la cassa integrazione nel caso l'attività aziendale cessi.

Qualche buona notizia in questo riforma del lavoro 2014 c'è: il potenziamento dei voucher, i buoni legati alle prestazione di lavoro accessorio per attività lavorative occasionali e discontinue (l'esempio più classico è quello dei lavoratori stagionali), che ad oggi sono ben poco utilizzati. Il tetto infatti è oggi di 5mila euro, tetto che il governo vuole alzare rendendoli possibili per ogni tipologia di lavoro e rendendo questi voucher sempre più simili ai "mini jobs" tedeschi. Inoltre c'è l'impegno a tutelare la maternità di tutte le donne lavoratrici, anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato i contributi.