Alle 8 del mattino di martedì 16 marzo le forze dell'ordine di Massafra, piccolo comune pugliese della provincia di Taranto, hanno trovato nelle campagne di Palagiano il corpo di Antonio Granata, 61enne ritenuto colpevole di aver ucciso la moglie e la suocera nella giornata di ieri.

I resti dell'uomo giacevano appesi a un ulivo con una corda d'acciaio intorno al collo e i militari hanno ora aperto un'indagine per capire meglio le dinamiche di quello che sembra essere un caso di duplice omicidio culminato con la morte del reo confesso.

Le indagini

Dalle prime ricostruzioni sembra che Antonio, nel pomeriggio di lunedì 15 marzo, abbia aggredito la moglie Carolina Bruno di 65 anni e la suocera Lorenza Addolorata Carano di 92 anni colpendole in viso, sulla testa e alla gola con un coltello o con degli arnesi da lavoro contundenti e che subito dopo aver compiuto il gesto abbia chiamato i carabinieri per dichiarare la sua colpevolezza e l'intenzione di scappare per togliersi la vita. I carabinieri, subito accorsi sul posto, avevano trovato solo i corpi senza vita dei familiari mentre dell'uomo non avevano trovato alcuna traccia perciò si erano trovati costretti a scandagliare le zone limitrofe il comune di Massafra con lo scopo di trovare il presunto colpevole e salvarlo dall'intenzione di porre fine alla sua vita.

I militari avevano anche perquisito l'alloggio ma, non avendo trovato le armi del delitto, avevano supposto che l'uomo se le fosse portate con sé durante la fuga o le avesse nascoste fuori dal domicilio.

Le dinamiche della fuga

A quanto dichiarato dai vicini, Antonio si sarebbe dato alla macchia a bordo della sua macchina, una Seat Ibiza, alla volta delle campagne tarantine poco dopo aver compiuto l'omicidio e sembra anche che avesse iniziato a manifestare il suo malessere compiendo degli atti autolesionistici quando ancora si trovava all'interno dell'abitazione di via da Vinci, nel quartiere San Giuseppe di Massafra.

A nulla erano valsi i tentativi di vicini e conoscenti di calmarlo e fermarlo in attesa dell'arrivo dei carabinieri; l'uomo, per non essere rintracciato, avrebbe staccato il cellulare e, dopo aver guidato fino alle campagne di Pagliano, avrebbe deciso di togliersi la vita impiccandosi a un ulivo, probabilmente colto dal rimorso per il tragico gesto compiuto.

Gli inquirenti ora dovranno capire le ragioni dell'accadimento scaturito forse da una violenta lite familiare che avrebbe portato il 61enne incensurato a macchiarsi di un crimine così estremo. Sul posto del ritrovamento del corpo è stato convocato anche il sostituto procuratore Marco Colascilla Narducci, magistrato al quale è affidato il coordinamento delle indagini.