Sono stati pubblicati i dati raccolti a Taranto da PeaceLink, associazione di volontariato che si occupa, tra l'altro, della difesa dell'Ambiente.

Durante il trimestre marzo/aprile/maggio 2020 le centraline posizionate nella cokeria dell'Ilva e nel quartiere Tamburi, prospiciente la fabbrica tarantina, hanno registrato un aumento della quantità di benzene e polveri sottili rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

La copertura dei parchi minerali non trattiene le polveri più pericolose

Ecco i dati specifici pubblicati da PeaceLink:

- Benzene: +199% benzene dentro l'Ilva e +116% nel quartiere Tamburi;

- PM10: +81% dentro e +18% nel quartiere Tamburi;

- PM2,5: +82% dentro e +49% nel quartiere Tamburi.

L'aumento del trend delle polveri sottili (PM10 e PM2,5) desta particolare preoccupazione, perché dimostra che la copertura dei parchi minerali, evidentemente, non assolve la funzione per cui è stata costruita.

Risale all'aprile 2019 il comunicato con cui Arcelor Mittal, la multinazionale franco-indiana che ha attualmente in gestione la fabbrica tarantina, assicurava che "nel 2020 non ci saranno più polveri su Taranto".

Parole che suonano come un'ennesima promessa non mantenuta, nonostante le energie profuse nella costruzione di questa gigantesca struttura, costata ben 300 milioni di euro, tra soldi sequestrati ai Riva e fondi messi in campo da Arcelor Mittal.

Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, denuncia ancora una volta il rischio sanitario derivante dalla dispersione di questo particolato: "La tossicità del particolato industriale, proveniente dagli impianti dell'area a caldo dell'Ilva- scrive Marescotti- è ancora maggiore del particolato urbano, come acclarato da diversi studi epidemiologici".

Le polveri sottili, in particolare, sono ritenute responsabili di un aumentato rischio di tumore e di malattie cardiovascolari, quali ictus e infarti, poiché essendo molto piccole penetrano facilmente nei polmoni e da lì nel sistema circolatorio.

Registrato anche un aumento di benzene, nonostante il calo della produzione

Nei primi giorni di giugno le centraline hanno registrato un picco di benzene, un idrocarburo ampiamente riconosciuto come cancerogeno.

Un raffronto tra i dati raccolti dalla centralina della cokeria, quella intermedia (meteo-parchi) e quelle presenti nel quartiere Tamburi ha dimostrato che il benzene proviene dalla cokeria dell'Ilva; anche questo dato suscita perplessità, dal momento che la produzione industriale della fabbrica è attualmente ridotta, a causa della crisi mondiale del mercato dell'acciaio provocata dal Coronavirus.

Questi dati dimostrano sicuramente che "qualcosa non torna nell'ex Ilva" conclude Marescotti, auspicando che le ispezioni attualmente in corso presso gli impianti dello stabilimento tarantino chiariscano le motivazioni dell'aumento dell'inquinamento causato dalla fabbrica.

In corso le ispezioni agli impianti da parte dei commissari straordinari

A seguito di numerose denunce dello stato precario degli impianti da parte degli operai il Prefetto di Taranto aveva disposto recentemente l'ispezione degli stessi da parte dei commissari straordinari e di tecnici specializzati.

L'ispezione, programmata per lo scorso 1 giugno e anticipata da un preavviso di alcuni giorni come da contratto, era stata rinviata di una settimana; Arcelor Mittal, infatti, aveva impedito l'accesso della delegazione agli impianti della fabbrica, adducendo come motivazioni prima la mancanza di personale negli uffici amministrativi a causa dell'imminente ponte del 2 giugno, successivamente l'inadeguatezza della commissione alle recenti misure di sicurezza sanitaria, ritenendola troppo numerosa.

Una vicenda definita "gravissima" da Mino Borraccino, assessore allo Sviluppo Economico per la regione Puglia.

Secondo i dati pubblicati da PeaceLink, proprio l'1 giugno è stato registrato un picco di benzene proveniente dalla fabbrica; tale aumento è stato rilevato anche il 2 e il 3 giugno.

La delegazione addetta alla verifica dello stato degli impianti è giunta ieri presso lo stabilimento tarantino e sta attualmente procedendo alle dovute valutazioni.

La speranza è che i dati raccolti dalla commissione possano fare luce su questo ulteriore e inquietante aumento dell'inquinamento industriale a cui è sottoposta la città di Taranto.