A leggere i resoconti del salone dell'auto di Francoforte, si conferma che il futuro del trasporto privato non solo sarà basato sull'elettronica (la stessa che già ora quando non funziona, ci fa piangere dal meccanico per gli esorbitanti costi di sostituzione), ma addirittura sulla automazione.
Le macchine utilizzeranno hardware progettati come reti neurali e utilizzeranno i software di intelligenza artificiale quindi ci si potrà fidare di loro.
Questo è quello che spiega Arnd Weil, general manager dell'unità automotive della Nuance. Questa azienda offre un software che riconosce la voce naturale, basterà chiedere per avere una risposta dalla nostra auto: portami al lavoro, fermati ad un bar, cerca un parcheggio... E a casa Audi hanno fatto di più: tutto questo lo hanno già montato su due modelli, uno con i comandi (il caro vecchio volante e gli amati pedali...) e uno senza (praticamente un salotto con le ruote).
Certo che a leggere questi annunci è difficile non tornare con la mente al celebre telefilm Supercar in cui una lucetta che si accendeva e si spegneva al ritmo della voce, nemmeno troppo robotica, ci faceva sognare.
E sembra quindi che i sogni si stiano avverando, visto che sarà anche possibile farsi venire a prendere dall'auto sotto casa, mandarla a parcheggiarsi da sola o continuare a farsi i selfie mentre lei ci porta a lavoro!
D'altronde però tutto questo apre scenari su cui forse è il caso di riflettere. Un'auto che trova la strada, riconosce luoghi o addirittura li individua ex novo - tipo un parcheggio - è necessariamente connessa alla rete e interconnessa con sensori distribuiti lungo il percorso. Quindi in qualche modo la nostra collocazione sulla terra è registrata da qualche parte. Già ora esistono app che consentono di geolocalizzare gli smartphone dei nostri amici e parenti: fin qui siamo al gioco, ma se è stato possibile lanciare attacchi informatici a grandi aziende, istituzioni e agenzie governative, perchè non dovrebbe essere possibile hackerare la nostra auto e prenderne il controllo?
E anche senza fare i catastrofisti, addio alla corsa al regalo dell'ultimo momento o alla scusa del traffico per chi arriva sempre tardi!
L'applicazione di queste tecnologie al trasporto pubblico, invece, crediamo che possa davvero rivoluzionare gli spostamenti: sapere con precisione quando arriverà il mio mezzo, prenotare i posti, così magari sarà possibile potenziare le linee in base al fabbisogno.
Insomma, il mondo automatizzato, oltre che creare un divario abissale tra chi potrà permetterselo e chi no, rischia di farci sentire tutti più soli e, temiamo, ci toglierà anche parecchio della gioia di vivere.