Con l'eliminazione dell'Italia dai mondiali che si disputeranno in Russia, il prossimo giugno, si pensava di aver toccato il punto più basso della storia della federazione italiana, da 50 anni a questa parte. Ma non è stato così perché, durante i giorni successivi al pareggio con la Svezia, il popolo calcistico del paese ha assistito ad altri momenti topici.
Giampiero Ventura fa dietrofront e non si dimette
Mister Ventura, dopo la figuraccia del suo mandato, ha deciso di non dimettersi ma di farsi licenziare, percependo l'indennizzo stipendiale che gli sarebbe stato dovuto fino a giugno 2018 (la bellezza di circa 800mila euro) con un suo esonero. In questo modo, a detta di molti tifosi, ha dimostrato poco attaccamento alla maglia azzurra e molto attaccamento ai soldi. Ma che diritto hanno i tifosi a giudicare un lavoratore che preferisce farsi licenziare per percepire la buona uscita? In un lavoro normale con stipendi normali, nessun diritto.
Carlo Tavecchio decide di restare in sella
Per un commissario tecnico che decide di farsi esonerare la nazionale italiana si ritrova anche un presidente della FIGC che decide di non dimettersi e di proseguire il suo percorso alla guida della federazione azzurra. Tavecchio ha confermato la sua volontà a non lascia l'attuale carica aggiungendo anche: "Oggi ho parlato con Ventura e gli ho comunicato che non abbiamo più necessità della sua collaborazione. Abbiamo anche pensato a profili di allenatori importanti e vedremo di portare possibilmente a termine una di queste ipotesi". Queste le sue parole, rilasciate ai microfoni dell'emittente televisiva Sky, subito dopo la riunione tenutasi con i vertici della federazione calcistica italiana.
Tutti contro Tavecchio
Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, ha manifestato il suo disappunto nei confronti della decisione di Carlo Tavecchio di restare al timone della federazione italiana: "Noi pensiamo che non si possa non ripartire dal rinnovo delle cariche. Andare ad elezioni con una progettualità più credibile, con nuove persone, non si risolvono i problemi del calcio italiano con l'esonero del ct. Altrimenti si continuerà a rigirare la stessa minestra che è rimasta indigesta a parecchi". Dello stesso parere altri componenti della federazione, che non hanno digerito le scelte di Tavecchio.
Il futuro della Nazionale
Ma ciò che più conta è il futuro della Nazionale italiana; una nazionale che si ritrova allo sbando e che avrà dalla sua, solamente il fatto di avere un anno di tempo per ripartire e iniziare a pensare alle qualificazioni agli europei del 2020.
Nonostante ciò, però, si sa bene che, in una situazione del genere, il tempo è sempre poco. Innanzitutto, occorrerà scegliere il nuovo commissario tecnico; e a queste condizioni, non basterà solamente scegliere ma occorrerà anche farsi scegliere. Nel senso che, difficilmente, i migliori tecnici in circolazione saranno disposti ad accettare una situazione del genere.
Da Ancelotti a Guidolin: chi sarà il prossimo CT?
Sono già stati fatti nomi, realizzabili o irrealizzabili: il nome più gettonato, naturalmente, sarebbe quello di Carlo ancelotti. Mister Champions League sarebbe la guida ideale, da un punto di vista mediatico e tattico: è un tecnico vincente, conosce benissimo il calcio italiano ma, soprattutto, conosce il calcio internazionale.
Ma un tecnico che negli ultimi 10 anni ha vinto due Coppe dei Campioni e ha allenato Milan, Paris Saint Germain, Real Madrid, Chelsea e Bayern Monaco sarebbe disposto a ripartire da zero con la Nazionale italiana? Soltanto lui potrà rispondere a questa domanda.
Un altro nome, più concretizzabile, è stato quello di Francesco Guidolin: un tecnico molto meno appetibile rispetto ad Ancelotti ma, forse, anche più adeguato (soprattutto, economicamente). Guidolin non ha vinto molto nella sua carriera ma è pur vero che ha sempre guidato formazioni di seconda fascia. Non dimentichiamo che, in ogni caso, è stato un tecnico che ha riportato in serie A una piazza importante come Palermo (seppur con una squadra fuori categoria per la serie B 2003/2004) e, ancor prima, era stato l'artefice del miracolo Vicenza, semifinalista in Coppa delle Coppe nel 1997/1998.
Oltre questi due nomi se ne faranno ancora altri, nei prossimi giorni ma, ancor prima di trovare il tecnico adatto e di plasmare nuovamente una nazionale che entusiasmi i tifosi e che, soprattutto, si qualifichi alle competizioni iridate, si dovrà creare un progetto serio e a lungo termine che parta dalle basi del calcio italiano, ossia, dai settori giovanili (sia a livello di club che di nazionali).