Il sedici dicembre sarà un giorno importante: è questa la data scelta per siglare l'accordo che permetterà la formazione di un governo di unità nazionale in Libia. Lo hanno a Tunisi le delegazioni dei due governi di Tobruk e Tripoli, le fazioni che da anni si contendono il potere del paese nord-africano. L'annuncio è stato fatto dopo il colloquio con Martin Kobler, l'inviato dell'ONU che, dopo un anno, ha portato a termine un lungo e difficile negoziato.
Davanti alla pericolosa avanzata dell'Isis, in Libia la politica è riuscita a riguadagnare terreno. È quantomai urgente raggiungere un'intesa per porre fine al caos politico e colmare quel vuoto di cui approfittano i jihadisti per espandere la propria influenza sul Mediterraneo.
L'Isis raggiunge Tripoli
Grande attesa anche per la conferenza sulla Libia che si aprirà domenica 13 dicembre a Roma. Si tratta di "raggiungere il più alto livello di consenso possibile sotto l'egida dell'ONU" ha affermato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Intanto, giunge notizia dell'ingresso dell'Isis a Sabrata, a ovest di Tripoli, e distante appena cento chilometri dal confine con la Tunisia.
Tuttavia, alcune fonti locali hanno smentito che le milizie dell'Isis siano in città: in realtà, i jihadisti hanno fatto irruzione a bordo di trenta pick-up, issando le loro bandiere nere, armati di mitragliatrici pesanti e lanciagranate. Appena si è diffusa la notizia, molti hanno temuto che anche Sabrata, straordinario sito archeologico romano sul mare, facesse la stessa fine della città siriana di Palmira, che è stata distrutta. Per fortuna, sembra che dopo una trattativa con le autorità locali, i militanti dello Stato islamico abbiano deciso di lasciare il centro cittadino.
La situazione, però, è ancora ampiamente incerta e pericolosa: l'aspetto maggiormente inquietante è che truppe fedeli al califfato non si erano mai spinte così a ovest di Sirte, loro roccaforte in Libia, da cui si erano mossi per conquistare a est Agedàbia.
Presidiare la costa verso la Tunisia è una scelta strategica di vitale importanza per i jihadisti, segno anche che l'Isis sta probabilmente cercando un riparo dai bombardamenti che stanno avvenendo in Siria, e forse un rifugio su cui ripiegare nel caso Raqqa, suo quartier generale siriano, cadesse.