E' dalla metà dello scorso mese di marzo che il fenomeno della prostituzione minorile praticata da bambini rom nei pressi dello stadio San Nicola a Bari è scoppiato con enorme fragore, grazie soprattutto alla ribalta mediatica che al fatto hanno dato i giornalisti del programma televisivo "Le Iene" con un servizio andato in onda il 19 marzo. Nel servizio si denunciava, attraverso alcune testimonianze dirette ed alcune immagini riprese di nascosto, che bimbi rom, anche di meno di 10 anni, offrivano prestazioni sessuali per pochi euro o in cambio di generi di conforto.
Il servizio de "Le Iene"
Il servizio delle Iene, però, andava a scoperchiare un pentolone sul cui contenuto le Forze dell'Ordine erano già a conoscenza. I Militari dell'Arma, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore Marcello Quercia, avevano già cominciato ad indagare sul fenomeno già dai primi di marzo proprio con la finalità di debellare l'odioso fenomeno della prostituzione minorile (che coinvolgeva essenzialmente bimbi provenienti dai vicini campi rom) nelle zone vicine allo stadio San Nicola.
Il primo arresto
Il primo arresto dei Carabinieri risale allo scorso 7 marzo quando un 67enne era stato sorpreso in flagranza di reato mentre aveva un rapporto sessuale con un sedicenne rom, proprio in un parcheggio accanto allo stadio.
Nella stessa maniera partivano degli appositi servizi interforze di controllo dell'area volti a debellare l'odioso fenomeno.
Indagini e pedinamenti
In questo contesto sono state avviate nuove indagini che hanno avuto come fine l'arresto dei due baresi. Costoro, infatti, sono finiti nella rete dei Carabinieri nel tardo pomeriggio di ieri quando i due, rispettivamente di 70 e 74 anni, incensurati, sono stati fermati con l'accusa di aver intrattenuto diversi incontri a sfondo sessuale con un 13enne rom, residente in un campo nomadi di Bari Carbonara. Per incastrarli sono serviti lunghi pedinamenti, svolti per ben 24 ore al giorno, e le preziose testimonianze di alcuni cittadini. Il tutto è servito a creare un preciso quadro di prove a carico degli indagati, considerati degli assidui frequentatori di ragazzi rom tutti di giovanissima età.
Al termine delle indagini il 13enne rom coinvolto in questa terribile vicenda è stato collocato presso una struttura protetta; altrettanto è stato fatto dagli assistenti sociali nei confronti di altri tre minorenni.