Una storia particolare quella dell'autotrasportatore originario di Turi, Alfredo Santamato, 42 anni, che dalla vita tranquilla di un paesino agricolo della provincia di Bari è arrivato ad essere indagato in seguito ad un'inchiesta per terrorismo internazionale.
L'intervista incriminata
Tutto cominciò - o meglio - tutto "cominciò a finire" dopo un'intervista rilasciata lo scorso marzo dall'uomo alla "Gazzetta del Mezzogiorno". La cronista, venuta a conoscenza della sua particolare storia, chiese di incontrarlo e, non senza difficoltà (ad esempio, la richiesta alla giornalista di essere completamente coperta durante il colloquio, proposta rifiutata, che portò ad un'intervista tramite Skype) realizzò un articolo di grande interesse.
Santamato si avvicinò per caso all'Islam, dopo aver conosciuto quella che sarebbe diventata la sua futura moglie, una donna ivoriana. Lei lo invitò a leggere il Corano, ma il suo "indottrinamento" andò subito oltre la semplice sfera religiosa e venne probabilmente condizionato dall'incontro con musulmani radicali.
Muhammad Santamato, nel corso dell'intervista, espose tutto il suo percorso di "conversione": impose il velo integrale alla moglie, obbligandola a non lavorare "per non buttarla in mezzo agli uomini"; cominciò a pensare di far infibulare le figlie ("rovinate" dalla scuola italiana); affermò che nell'Islam non vi è democrazia, che la donna è soggiogata all'uomo e che sognava di trasferirsi in Arabia Saudita.
Allo stesso tempo, però, si dichiarò contrario all'Isis: "Non sono musulmani ma miscredenti".
Indagato per terrorismo
Questo fervore non deve aver lasciato tranquilli gli inquirenti, che hanno deciso di indagare nei suoi confronti. Viene passato al setaccio il suo profilo Facebook e tutte le sue attività in rete. E così emerge che avrebbe commentato l'attentato di Berlino (12 morti e 56 feriti) come "un semplice incidente stradale"; che era d'accordo con la distruzione delle chiese; che l'islam moderato "finirà nel fuoco"; che avrebbe appoggiato concetti o post che avrebbero espresso una forte intolleranza religiosa, tanto da far credere ai giudici che fosse addirittura pronto al martirio.
Questo timore si è basato anche sul suo lavoro da camionista e sull'essere proprietario di un tir che utilizza regolarmente e che, in una delirante ottica di martirio, avrebbe potuto essere usato per compiere un attentato nel nome della jihad. Già alla fine di marzo, Santamato viene ufficialmente indagato nell'ambito di un'inchiesta sul terrorismo internazionale: gli vengono sequestrati patente e passaporto, mentre la moglie e i figli sono stati allontanati (questi ultimi con un provvedimento del Tribunale dei Minori) ed affidati ad una struttura protetta.
Inoltre al camionista viene sottratto ogni mezzo informatico per collegarsi ad internet, mentre viene stabilito che non può allontanarsi dal suo Comune di residenza, né rincasare dopo le 22.00. Santamato è indagato per terrorismo internazionale ed apologia del terrorismo.
Il percorso di de-radicalizzazione
Novità assoluta in questo procedimento è il fatto che l'uomo verrà sottoposto - come sancito dal Tribunale - ad un attento percorso di de-radicalizzazione, appositamente studiato dall'Università di Bari e gestito da esperti nella mediazione culturale. L'uomo si è presentato dinanzi ai giudici con la barba tagliata, cercando di smorzare le accuse a suo carico: ha affermato di essersi convertito all'Islam per amore della moglie e di essere stato ritenuto troppo estremista per aver accennato alla volontà di far infibulare le figlie.