Gli Stati Uniti hanno utilizzato un ordigno denominato Moab (ovvero Massive ordnance air blast bomb) per colpire tunnel e nascondigli dell'Isis in Afghanistan. L'attacco mirato avrebbe causato la morte di 36 miliziani dello Stato islamico.

La "madre di tutte le bombe"

L'acronimo moab è stato subito modificato in rete, diventando "mother of all bombs", cioè "madre di tutte le bombe". Si tratta di una definizione decisamente indicata per sostituire la ben più tecnica sigla GBU-43. Questa, infatti, è una delle bombe più potenti mai costruite dagli Stati Uniti, di certo la più potente non-nucleare, testata per la prima volta nel 2003 in Iraq: costa oltre 14 milioni e mezzo di dollari (l'America ne ha 4), ha il peso di quasi 10 tonnellate e, per trasportarla, non basta un normale bombardiere, ma deve essere caricata su un mezzo aereo ancora più imponente, ovvero un MC-130 Combat Talon.

L'ordigno è dotato di un sistema di controllo e tracciamento GPS e, grazie ad alcuni sensori posti sulla sua testata, è in grado di esplodere pochi istanti prima di toccare il suolo, con una potenza distruttiva che si espande nell'arco di 150 metri, in grado di distruggere anche costruzioni e bunker.

L'attacco contro i tunnel dell'Isis

Il 13 aprile, in seguito ad un piano di revisione della strategia militare statunitense in Afghanistan, legato all'avanzata sul territorio sia dei talebani che dei miliziani dello stato islamico, gli USA hanno deciso di intervenire prendendo di mira una base importante dell'Isis situata nel distretto di Achin, nella provincia di Nangarhar. Quest'area, caratterizzata da tunnel e nascondigli difficilmente espugnabili, sarebbe stata completamente distrutta, e molti miliziani (si dice 36) sarebbero stati uccisi.

L'orgoglio americano

Il Governo afghano ha dichiarato di essere stato debitamente informato della volontà statunitense di attaccare la base dell'Isis. Il presidente Trump ha subito affermato di essere orgoglioso del lavoro dei militari americani, aggiungendo che l'operazione è stata un successo. A lui ha fatto eco il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer che, oltre a sottolineare le caratteristiche tecniche dell'attacco, ha spiegato che questa è "la giusta arma per ridurre gli ostacoli e mantenere l'offensiva contro l’Isis". Inoltre è stato ribadito che l'intervento è stato condotto con modalità di alta precisione, organizzato in maniera tale da evitare qualsiasi danno collaterale e vittime tra i civili.