Una delle tecnologie più intriganti degli ultimi anni è il riconoscimento facciale, utilizzato non solo per sbloccare computer o smartphone, ma anche per risalire all'identità di uno o più individui in foto o in video. Questa tecnica consente una vera e propria interazione tra uomo e macchina: i dispositivi tecnologici, attraverso un'analisi dei movimenti, ormai sono in grado di verificare se un determinato soggetto sta ridendo o piangendo.
Nella vicenda capitata allo statunitense Steve Talley però, il riconoscimento facciale si è tramutato in un vero e proprio incubo: l'uomo, a causa di un errore del software, negli anni ha perso addirittura casa, lavoro e famiglia.
L'inizio dell'incubo
Nel settembre del 2014, un uomo bussa alla porta della casa di Talley, invitandolo ad uscire perché gli ha urtato la macchina, ed è necessario che verifichi eventuali danni. Il malcapitato Steve non immagina nemmeno lontanamente che sia tutta una montatura della squadra speciale anticrimine (S.W.A.T.) che, dopo averlo catturato con metodi poco ortodossi l'ha portato via, informandolo solo durante il tragitto verso il carcere che è sospettato di aver commesso ben due rapine in banca e di aver picchiato un poliziotto.
L'uomo dichiara immediatamente di essere innocente e che si tratta di un probabile scambio di persona, ma queste sono affermazioni che chiunque - a prescindere dalla colpevolezza - in certe situazioni rilascia, e per tale motivo non vengono prese in considerazione dalle forze dell'ordine. Gli investigatori, del resto, ritengono di essere in possesso di prove inconfutabili, poiché l'indagato è stato riconosciuto da diverse persone come il rapinatore ricercato, compresa l'ex moglie che avvia subito le pratiche per l'affidamento dei figli.
Una vita stravolta
Da quel momento in poi, la vita di Steve Talley viene stravolta nel vero senso del termine: da analista finanziario disoccupato e padre di due figli, diventa tutto ad un tratto un criminale.
I suoi avvocati impiegano circa due mesi per trovare una prova che lo scagioni, riuscendo a rinvenire un file audio che dimostra che, durante la prima rapina, Steve Talley si trovava sul posto di lavoro. Dopo aver ritrovato la libertà, nel dicembre 2015 viene arrestato di nuovo per avere commesso una seconda rapina: questa volta la polizia di Denver lo accusa sulla base delle analisi di un video, eseguite da un esperto di riconoscimento facciale che lo indicano come colpevole.
Anche in quest'occasione l'uomo è riuscito a dimostrare di avere un alibi di ferro, a cui si è aggiunta la testimonianza di un impiegato della banca, il quale ha affermato che l'indagato non era affatto il rapinatore. Nonostante ciò, ormai la vita di Steve Talley ha subito danni irreparabili sia sotto il profilo morale, sia sotto quello economico e professionale.