Continuano a regalare un piccolo spiraglio di luce i dati relativi alla diffusione del Coronavirus in Italia: per il terzo giorno consecutivo il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva è infatti sceso, attestato adesso a 3.898 (che significa 79 in meno rispetto a ieri), con la cifra dei pazienti ricoverati con sintomi ferma invece a 28.976 persone, 27 in più di ieri. I casi totali da inizio pandemia nel nostro Paese sono 132.547, gli individui invece attualmente positivi al virus sono 93.187.

Pareri e previsioni di Brusaferro e Borrelli

Un commento importante alle cifre è arrivato da Silvio Brusaferro, Presidente dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) che ha affermato come un trend di calo ancora più importante nei prossimi giorni potrebbe ragionevolmente portare a ragionare sulla cosiddetta fase 2, quella che prevederà una graduale riapertura di alcune attività produttive a patto però che si utilizzino le mascherine soprattutto nei luoghi dove non è possibile mantenere la distanza consigliata. A fargli eco il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, sicuro di come nonostante sia in diminuzione il numero dei ricoverati in terapia intensiva sia necessario non abbassare la guardia continuando ad adottare tutte le misure di sicurezza possibili [VIDEO].

Salute ed economia, parla il premio Nobel per l'Economia del 2008 Paul Krugman

Ad accompagnare il parere di esperti del mondo della sanità anche quello di chi invece vede il proprio pane quotidiano nelle congiunture economiche e nelle crisi che ne derivano: "Attenzione ad affrettare i tempi di apertura delle attività, rischio di conseguenze ancora più catastrofiche" ha dichiarato infatti al riguardo Paul Krugman, editorialista del Times di New York e Premio Nobel per l'Economia nel 2008, in un'intervista rilasciata alla CNN.

Krugman ha dichiarato che prima di poter riaprire tutte le attività è assolutamente necessario raggiungere un maggior controllo sull'epidemia del Coronavirus, un'apertura prematura delle industrie e dei vari servizi commerciali, dettata dalle impellenti necessità di far ripartire l'economia, potrebbe infatti paradossalmente causare conseguenze ancora più disastrose, oltre che in termini di vite umane, proprio dal punto di vista economico.

A sostegno di quest' ipotesi l'economista ha riportato l'esempio dell'epidemia di Spagnola, l'influenza che nel 1918 causò milioni di vittime in tutto il mondo: "Le città che fecero più distanziamento sociale e lo lasciarono in vigore più a lungo non solo ebbero meno morti, ma fecero meglio dal punto di vista della ripresa economica. Tutto in questo momento dice che non è ancora l'ora di preoccuparsi del PIL. Non bisogna preoccuparsi dei dollari". Sebbene l'economista si rivolga in prima istanza all'amministrazione Trump, presidente degli Usa, il monito di Krugman risulta perfettamente valido per qualsiasi altra nazione oggi abbia a che fare con la pandemia da Covid-19.