Nel corso della puntata del 23 ottobre di report, è andato in onda un servizio sul cacao di Emanuele Bellano che ha portato alla luce delle verità nascoste, o meglio mascherate da grandi nomi. Il cacao, e nello specifico il cioccolato, rappresenta uno degli alimenti più amati e a soddisfare le voglie improvvise dei consumatori ci pensa un settore industriale che fattura ogni anno più di 100 miliardi di dollari, ma che non è così trasparente come sembra.
Cioccolato artigianale, ma che tale non è
Nel corso del servizio Emanuele Bellano fa visita alla fabbrica di cioccolato di Gobino, forse uno dei pochi rimasto ancora a produrre cioccolato direttamente dalle fave di cacao. Queste, attraverso dei complessi macchinari, vengono tostate e frantumate fino ad ottenere una granella che mediante un ultimo procedimento dà origine ad una pasta liquida di cacao. In questo modo si colgono tutte le sfumature e le peculiarità delle varie fave di cacao che provengono da vari paesi del mondo, come il Messico, l'Ecuador, il Venezuela. Ma non tutti sono artigiani veri e propri: ed è così che si scopre che il cioccolato italiano artigianale per eccellenza, ovvero il cioccolato di Modica, è una bufala storica, così come lo definisce l'esperto di cioccolato Silvio Bessone: il cioccolato di Modica, così come avviene per altri marchi come Giraudi, Marchesi, Massari e Knam, non producono cioccolato, ma comprano la pasta di cacao da uno dei tre grandi produttori, ovvero Icam, Barry Callebaut e Nestlè.
I vari artigiani del cioccolato di Modica si difendono affermando che è stato il successo a spingerli a lavorare in questo modo: sì perché il cioccolato di Modica è famoso in tutto il mondo e tanti sono i turisti che giungono nella cittadina per assaggiarlo.
Cioccolato etico?
Se guardiamo, invece, ai paesi produttori di cacao dobbiamo volare in Sud America o in Costa d'Avorio: proprio in questa nazione africana si registra la maggiore produzione di cacao (nel 2016 ha prodotto il 40% del fabbisogno mondiale di cacao). Qui, però, intere foreste sono state distrutte per far posto alle piantagioni di cacao, sicuramente più remunerative: quando ci si inoltra nella profondità della foresta si trovano distese di piantagioni di cacao in cui, purtroppo, lavorano oltre un milione di bambini.
Nelle immagini mostrate nel servizio, si vedono bambini che non vanno a scuola per tagliare le erbacce con machete e raccogliere la fave di cacao da rivendere agli esportatori. Ed è così che si fanno spazio tre grandi gruppi internazionali di certificazione etica che dovrebbero garantire che quel cacao che stiamo mangiando non è stato prodotto con il lavoro dei bambini, ma che in realtà non funzionano come dovrebbero: non c'è tracciabilità e allora non c'è da fidarsi.