Traditi da una microspia che ha svelato un brutale omicidio, quello di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer massacrato lo scorso 11 settembre per un debito di droga da 600 euro. Il giovane sarebbe stato ucciso dai suoi "amici", cinque per l'esattezza, di cui due minorenni (tra loro anche una ragazza).
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il quintetto avrebbe organizzato l'omicidio del povero Manuel per del denaro dovuto.
Infatti avrebbero acquistato un quantitativo di sostanze stupefacenti per circa 600 euro, soldi che non possedevano e che non avevano alcuna intenzione di spendere. Per questo motivo - secondo gli inquirenti - i presunti assassini avrebbero organizzato un vero e proprio massacro sulle sponde del lago Omodeo.
Al momento non è stato ancora trovato il cadavere della vittima, così come manca all'appello anche l'arma del delitto. Dunque, dalle indagini degli investigatori è emerso che alla base del delitto ci sarebbe un debito insoluto: sono finiti in manette non solo i due minorenni, ma anche i ventenni Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta, tutti di Ghilarza.
Le forze dell'ordine hanno aggiunto che sono in corso ulteriori accertamenti per capire se nella vicenda siano coinvolte anche altre persone.
"La scomparsa del giovane - ha spiegato il procuratore della Repubblica di Oristano, Enzo Domenico Basso, durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri - è stata denunciata dalla madre il 13 settembre, ma noi sappiamo che il ragazzo è stato ammazzato due giorni prima".
L'intercettazione fondamentale per le indagini
Gli investigatori, nel corso delle indagini, sono stati indubbiamente aiutati dal caso. I militari, infatti, già da un po' di tempo avevano piazzato una cimice nell'auto del padre di uno dei giovani arrestati per far luce sulla morte di un allevatore di Abbasanta, ucciso a settembre dello scorso anno.
E proprio in quella vettura - hanno rivelato i carabinieri - sarebbe nata l'idea di uccidere Manuel. Inoltre pare che il 18enne sia salito in quella macchina nel giorno in cui è stato portato nel luogo dove poi ha perso la vita.
La ricostruzione fatta dagli inquirenti durante la conferenza stampa di ieri è stata chiarissima: Manuel Careddu, l'11 settembre, scende da un autobus partito da Cagliari alla fermata nelle vicinanze della stazione di Abbasanta. Dopo essere arrivato invia un messaggino alla mamma, quindi incontra gli amici. Si trattava di un appuntamento - organizzato dal gruppetto - per saldare il debito di 600 euro. Il ragazzo, con l'inganno, viene convinto a salire sull'auto intercettata, nella quale ci sono solo tre dei cinque giovani: gli altri due, infatti, si fermano ad Abbasanta per custodire i telefoni cellulari, per fare in modo che non possano essere localizzati.
Nel corso del viaggio, la cimice registra i dialoghi tra i quattro passeggeri della vettura, ma successivamente l'intercettazione si ferma perché, nel frattempo, il gruppo ha lasciato la macchina quasi certamente nei pressi del lago Omodeo, dove si sarebbe poi consumato l'efferato delitto. Le intercettazioni sono riprese in un secondo momento, quando si possono ascoltare soltanto tre voci, poiché manca proprio Manuel: i discorsi dei giovani lasciano chiaramente intendere che è accaduto qualcosa di oscuro.
Accuse pesantissime
Il procuratore di Oristano, nel corso della conferenza stampa, ha dichiarato che Riccardo Carta, Matteo Satta, Christian Fodde, insieme ai due minorenni: "hanno avuto i decreti di fermo emessi dai pubblici ministeri di Cagliari e Oristano con le imputazioni di concorso in omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere".
Intanto è stato annunciato che andranno avanti le ricerche del corpo della vittima che, una volta rinvenuto, potrebbe anche portare a nuove contestazioni "come ad esempio le sevizie", ha concluso il procuratore Basso.