Si sono presentati questa mattina i carabinieri del Ris, il reparto d’investigazioni scientifiche dell’Arma, nella tenuta di Conca Entosa, tra Palau e Arzachena, dove la notte dello scorso 11 settembre Emanuele Ragnedda ha confessato di aver ucciso con tre colpi di pistola Cinzia Pinna, la 33enne originaria di Castelsardo che avrebbe avuto la sfortuna di incontrare il suo assassino in un locale di Palau. I militari, in camice bianco, hanno ispezionato per l’ennesima volta la tenuta vinicola di proprietà della famiglia Ragnedda. Nella mattinata di domani effettueranno un nuovo sopralluogo anche sulla barca dell’imprenditore, la Nikitai, ormeggiata nel porticciolo di Canniggione e posta sotto sequestro pochi giorni dopo il delitto.
Proprio da quell’imbarcazione, il giorno dell’arresto, Ragnedda avrebbe utilizzato un gommone per tentare la fuga e raggiungere la casa di famiglia a Baia Sardinia, dove avrebbe poi cercato di nascondersi. Durante la traversata, però, l’uomo era finito sugli scogli ed era stato soccorso dagli uomini della Guardia Costiera. Poche ore dopo, i carabinieri avevano raggiunto l’abitazione di Baia Sardinia, procedendo all’arresto di Ragnedda con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Alle operazioni di sopralluogo del Ris di oggi erano presenti anche gli avvocati delle parti.
Ragnedda in Psichiatria dopo il tentato suicidio
Nella sera del 6 ottobre, Emanuele Ragnedda ha tentato di togliersi la vita all’interno della sua cella nel carcere di Bancali, a Sassari.
L’uomo avrebbe cercato di impiccarsi utilizzando le lenzuola del letto. A trovarlo riverso a terra, con evidenti segni sul collo, sarebbero stati gli agenti della polizia penitenziaria, che sono immediatamente intervenuti per prestargli soccorso. Trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, Ragnedda è stato poi trasferito nel reparto di Psichiatria, dove si trova tuttora ricoverato e sotto stretta sorveglianza. Le sue condizioni non sarebbero gravi, ma l’episodio ha fatto scattare l’allerta tra gli inquirenti, che hanno disposto il ricovero per garantirne la sicurezza. Il gesto, definito “inaspettato” da chi lo conosce, ha destato forte sorpresa anche tra i legali.
La stessa mattina, l’avvocato Luca Montella, difensore di Ragnedda, avrebbe dovuto incontrarlo nel carcere di Bancali. Dopo l’accaduto, il legale è stato informato telefonicamente dalla direzione del penitenziario e si è recato direttamente in ospedale per accertarsi delle condizioni del suo assistito, che – stando alle sue dichiarazioni – non sarebbero preoccupanti.