“Io stavo lavorando da tutta un’altra parte. Non ho idea perché sia stato tirato in ballo in questa storia terribile”. Sono le parole di Luca Franciosi, il giardiniere 26enne, messo in mezzo a questo delitto dal reo confesso Emanuele Ragnedda. Che la notte dell’undici settembre avrebbe ucciso Cinzia Pinna con tre colpi di pistola al volto. Franciosi – difeso dagli avvocati Nicoletta e Maurizio Mani – ha deciso di essere interrogato e ieri intorno alle 15 si è presentato in Procura, a Tempio. Di fronte al procuratore Giorgio Capasso e alla sostituta Noemi Mancini, il giardiniere 26enne – per oltre un’ora – ha risposto a tute le domande degli inquirenti.

Ribadendo la sua tesi. E cioè che lui non era presente, perché stava lavorando altrove. A tiralo in ballo è stato proprio Emanuele Ragnedda durante i suoi interrogatori. Secondo l’assassino reo confesso, il giardiniere – di origini milanesi ma de tempo trapiantato ad Arzachena – avrebbe aiutato l’omicida a pulire il luogo del delitto, nelle ore successive. Ma soprattutto – secondo Ragnedda – lui avrebbe fatto sparire diversi effetti personali di Cinzia Pinna – tra l’altro mai trovati – compreso il telefono cellulare. Fatti che Franciosi nega, dichiarando di essere totalmente estraneo alle accuse ed è proprio per questo che ha chiesto di essere interrogato dalla Procura.

Estraneo al delitto

“Tutti gli spostamenti effettuati dal nostro assistito - ha dichiarato l’avvocato Mani alla Nuova Sardegna – possono essere dimostrati facilmente perché sono stati fatti solo ed esclusivamente per lavoro.

Quindi tutti tracciabilissimi”.

Secondo quanto dichiarato dal giardiniere 26enne era vero che conosceva Emanuele Ragnedda ed era anche vero che si fosse recato a Conca Entosa – insieme ad altri ragazzi – sia nei giorni precedenti che in quelli successivi all’omicidio di Cinzia Pinna.

“Il nostro assistito – assicura l’avvocato Mani - ha detto di non aver notato niente di strano nella casa di Conca Entosa. Lui è andato li il 13 settembre – spiega il legale – cioè il giorno dopo l’omicidio della giovane di Castelsardo. Ma non si è accorto di niente. Era ignaro di tutto – conclude – non era a conoscenza nemmeno della sparizione della ragazza”. Questo quanto dichiarato dal giovane al procuratore: “Tutte le accuse che Ragnedda muove nei confronti del nostro assistito – assicura l’avvocato Mani – non stanno in piedi.

Prima infatti è stato accusato di occultamento di cadavere. Poi di favoreggiamento. Ma non sappiamo nemmeno il perché. Non sappiamo che cosa gli sia stato contestato”.

In effetti Emanuele Ragnedda - durante le sue varie confessioni – prima ha detto che dopo aver passato la serata con Cinzia, al risveglio, l’aveva trovata morta sul divano. E che Franciosi aveva caricato il cadavere della giovane in auto, per poi buttarlo in mare. Poi – dopo qualche giorno – aveva cambiato versione confessando appunto il delitto e assicurando agli inquirenti che aveva fatto tutto da solo.