Non è più agli arresti domiciliari: è tornata in libertà, secondo quanto disposto dalla procura di Tivoli. Ciononostante, Deborah Sciacquatori, 19 anni, non si dà pace per quello che è successo. "Non volevo che accadesse, non doveva succedere. Sono distrutta, adesso non mi importa più di niente", ripete fuori di sé da tre giorni e ha ribadito con grande sincerità agli inquirenti che l'hanno interrogata.

Domenica mattina ha ucciso suo padre Lorenzo Sciacquatori, ex pugile di 41 anni, dopo aver avuto una colluttazione con lui nell'androne di casa, una palazzina popolare in via Aldo Moro a Monterotondo Scalo, paese alle porte di Roma. Voleva proteggere la madre e la nonna che quell'uomo violento in preda ad alcol e droga, tornato a casa alle cinque di mattina dopo una notte vagabonda, stava aggredendo, deciso a tutto.

La ragazza, malgrado la giovane età, ha già sulle spalle il peso di molti anni di violenze domestiche da parte del padre. Una storia di terrore a cui lei ha messo fine in maniera tragica ed estrema: un epilogo a cui però non riesce a credere.

La procura di Tivoli, invece, crede che abbia agito per difendersi e ha perciò derubricato l'accusa nei suoi confronti da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa.

Deborah Sciacquatori, il suo urlo di dolore

A lei, studentessa modello che frequenta la V B del liceo artistico 'Angelo Frammartino' di Monterondo, indirizzo grafica, che era stata selezionata per le Olimpiadi della Filosofia e fino a due giorni fa era concentrata sull'imminente esame di maturità e sognava una vita pacifica a sua misura, ora interessa relativamente che i magistrati la indaghino non più per omicidio volontario ma per eccesso colposo di legittima difesa, e che a breve probabilmente sarà chiesta al gip l'archiviazione del caso.

Come le cambia poco stabilire se ad uccidere suo padre, sia stato il violento pugno che gli ha dato quando domenica mattina voleva fare del male alla nonna e aveva già malmenato sua madre Antonietta, o il fendente con cui l'ha colpito a un orecchio, o la brutta caduta fatta dal padre dopo la colluttazione. Ora è solo disperata, sconvolta.

Uno stato ben evidente ai pubblici ministeri di Tivoli davanti ai quali in lacrime ha ricostruito l'accaduto interrogata per ore nella caserma dei carabinieri di Monterotondo. Agli inquirenti Deborah ha raccontato di essere sempre preoccupata ogniqualvolta il padre rientrava a casa perché ubriaco: temeva per l'incolumità di sua madre, ma soprattutto della nonna paterna che da poco aveva subito un intervento chirurgico.

Quando domenica il padre è tornato sfondando a calci la porta di casa per entrare, ha terrorizzato le quattro donne della sua famiglia: madre, moglie, figlia e sorella, e urlava come un pazzo. Per un po' le donne si sono chiuse in una stanza, poi sconvolte hanno pensato di scappare e Deborah ha preso dalla cucina un coltello. "Non volevo ucciderlo, non volevo fargli del male. L'ho preso per difesa: volevo solo che ci facesse andare via e che si calmasse", ha raccontato.

Ma sulle scale sono state raggiunte dall'uomo incontenibile che ha aggredito sua madre e la moglie. "Papà fermati, non fare più niente", gli avrebbe detto lei prima di colpirlo e ucciderlo. E quando il padre era a terra ed era evidente la gravità della situazione, lei gli ha urlato di perdonarla: "Non mi lasciare, ti voglio bene".

Parole che il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, ha detto che sono state confermate anche da testimoni. All'arrivo dei soccorsi, Deborah in lacrime teneva il volto di suo padre tra le mani.

Il racconto della mamma di Deborah

"Ha difeso tutte noi, Lorenzo era un uomo violento": Antonia Carrassi, mamma di Deborah, agli inquirenti ha confermato una vita tra le mura domestiche sempre all'insegna di vessazioni e violenze. Un'esistenza in cui lei prendeva sempre le botte. Era stato così quando era incinta, e quando allattava Deborah il marito la colpiva alla schiena con dei pugni. Nel 2014 lo aveva denunciato, nello stesso anno era stato arrestato dopo aver aggredito un carabiniere con un morso e aveva fatto sei mesi di carcere.

Una volta libero, era stato riammesso a casa, ma la dipendenza da alcol e droga, per cui era anche in cura al Sert locale, non aveva fatto che peggiorare la situazione: aveva ricominciato a picchiare Deborah, e aveva sbocchi di violenza persino quando ordinava alla moglie di andare a comprare delle birre per poi picchiare anche lei quando rincasava. Due anni fa, madre e figlia erano scappate a Chieti per cinque giorni, ma lui le aveva costrette a tornare minacciando che avrebbe ucciso i nonni. "Se non moriva lui, moriva qualcuno della famiglia", ha testimoniato un vicino. Deborah si è difesa: e pensare che a tirare di boxe gliel'aveva insegnato proprio il padre con un pungiball nel garage di casa. A lui non è bastato: per sfogarsi alzava le mani sulle donne della sua vita.