Uscita il 1° settembre, la nuova stagione della web series narcos si focalizza sulla definitiva affermazione, avvenuta all'inizio degli anni '90, del Cartello di Cali nel mondo del narcotraffico. La terza stagione della serie ideata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, riprende da dopo la frammentazione dell'impero di Escobar, interpretato in precedenza da un sontuoso Wagner Moura, introducendo subito lo spettatore nella nuova realtà che vede protagonisti i 4 padrini di Cali: i fratelli Gilberto e Miguel Rodriguez Orejuela, Helmer "Pacho" Herrera Buitrago e José "Chepe" Santacruz Londoño.
Narcos 3, ecco le novità rispetto alle stagioni precedenti
La cose che subito saltano all'occhio sono due, la prima, la gerarchia, che vede 4 uomini a comando con la figura di Gilberto che tuttavia è chiaramente quella del leader; la seconda, il modus operandi del Cartello, incentrato prevalentemente sulla discrezione e con un uso del "plomo" solo se strettamente necessario, basandosi prevalentemente sulla corruzione di politici, giudici,poliziotti e militari di altissimo calibro. Di fatto a Cali, era tutto sotto il loro controllo, soprattutto grazie al lavoro del "Ajedrecista" Gilberto dotato di grande carisma e di una grande capacità organizzativa.
In effetti, il sistema di riciclaggio del denaro era stata proprio una sua invenzione, con il quale riusciva a far girare grossissime somme di denaro, tramite dei vaglia, in giro per i paradisi fiscali di mezzo mondo tra cui Curaçao, Monaco e Panama. Suo fratello Miguel invece, era tutto l'opposto, molto schivo, paranoico e poco abile a mantenere la pace, basti vedere la situazione che si venne a creare con il Cartello del Norte del Valle, con una maggior inclinazione quindi al lato più cruento del narcotraffico, quello delle rappresaglie, delle violenze e delle minacce. Pacho Herrera è senza dubbio tra i 4 il personaggio che più di tutti ci lascia a bocca aperta: sia per il modo in cui agisce sia per il fatto che è riuscito a diventare un signore della droga nonostante la sua omosessualità, cosa che nella Colombia di quel tempo era un ostacolo, e non da poco, che poteva ostacolare la sua ascesa.
tra i 4 tuttavia, Chepe è il più instabile, risultando alle volte anche piuttosto comico e grottesco, definibile quasi come un "joker" colombiano. La sua principale attività all'interno dell'organizzazione era quella di gestire la produzione e il commercio di cocaina direttamente negli Stati Uniti, precisamente a New York, dove aveva diversi laboratori.
Se tra i cattivi ci ha lasciato Pablo Escobar, tra i buoni non è più presente l'agente Murphy, mancanza che un pò è dispiaciuta a tutti, sostituito dagli agenti Feistl e Van Ness, considerati sin dall'inizio dei dilettanti sia dai narcos che dai loro colleghi dell'ambasciata, si rivelano invece molto più scaltri e abili di quanto ci si potesse aspettare.
In questa terza stagione inoltre notiamo un Javier Peña più riflessivo e segnato indelebilmente dalle esperienze passate, che gli hanno fatto acquisire una maggior maturità, facendolo diventare però decisamente più scontroso e poco incline all'instaurare rapporti umani, dedicando quindi tutto il suo tempo a cercare di smantellare il prima possibile il cartello di Cali, memore degli errori commessi a Medellin.
In generale, la serie non ha fatto per nulla sentire la mancanza di Pablo. Ciò è dovuto al fatto che si sono mantenute le basi che erano stati i punti forti delle precedenti stagioni, ossia:
- la naturalezza con cui gli attori si sono immedesimati nei personaggi.
- La scelta di inserire filmati dell'epoca, all'attingere a fonti reali e più attinenti possibili per quanto riguarda la parte narrata da Peña.
- L'atmosfera che generano i dialoghi in spagnolo, facendo sentire lo spettatore ancor più coinvolto.
- La scelta della musica, con una sigla tra le più belle di sempre ( e qui va fatto un plauso a Pedro Bromfman e Rodrigo Amarante).
Senza dubbio quindi, la grande fedeltà ai fatti realmente accaduti è ciò che spinge lo spettatore a guardare la nuova stagione puntata dopo puntata senza mai fermarsi, con una trama poco ritoccata e con i momenti drammatici che non prendono il sopravvento sulla vicenda.
Ora già si parla di cosa accadrà nella quarta stagione, già da tempo confermata da Netflix, che vedrà (chissà?) un Peña in Messico a combattere i vari cartelli messicani, come quelli del Golfo, di Sinaloa, di Tijuana e di Juarez. Notizie ufficiali ancora non sono uscite ma una cosa è certa, l'attesa già sale...