Ci sono storie nel calcio che spesso trascendono esso, la favola Leicester di 2 anni fa con protagonista Claudio Ranieri, capace con una squadra modesta di vincere il titolo nel campionato più competitivo del mondo, la Premier League, oppure quella dei calciatori della nazionale siriana che pur giocando in Malesia le partite casalinghe per via della guerra, esattamente a 7554 km di distanza dalla loro patria, ce la stanno mettendo tutta per regalare ai loro compatrioti, dilaniati dai conflitti, la piccola gioia di partecipare al mondiale, 60 anni dopo l'ultima volta.
Tra queste bellissime storie di sport non possiamo non menzionare l'incredibile impresa del qarabag, la prima squadra "azera" a qualificarsi ai gironi della UEFA Champions League, grazie alla rete segnata in trasferta nella gara di ritorno dei play-off contro il Copenaghen in Danimarca, terminata con una vittoria per 2-1 dei danesi, ma che non è bastata vista la sconfitta in Azerbaijan per 1-0.
Purtroppo, il sorteggio di Montecarlo non ha sorriso al Qarabag, capitato nel girone C con Roma, Chelsea e Atletico Madrid. Mentre però possiamo parlare di trasferta (e che trasferta, tra le più scomode di tutta la Champions) per queste 3 squadre, non possiamo considerare, di fatto, quelle del Qarabag, delle partite in casa.
Come mai? Poiché non giocano all'Imarat stadium da ormai 20 anni, e, molto probabilmente, non vi faranno più ritorno. Lo stadio in questione è situato ad Agdam, luogo di provenienza del club, oggi città fantasma completamente rasa al suolo. Ciò è dovuto ad un conflitto scoppiato nel piccolo paese caucasico tra il 1992 e il 1994.
Questa guerra dimenticata dai più, vedeva opposti tra loro l'Azerbaijan, e il Nagorno-Karabakh, affiancato dall'Armenia (non a caso le due bandiere che rappresentano i rispettivi stati sono molto simili). La Casus Belli era dovuta alla scissione della repubblica filo-armena da quella azera, che a sua volta aveva scelto di separarsi dall'URSS.
Furono compiuti da entrambe le fazioni numerosi episodi di violenza, stupri e pulizia etnica ai danni della popolazione.
Nonostante il cessate il fuoco firmato a Biškek nel 1994 dai ministri dell'interno dei 3 stati coinvolti, nel corso degli anni gli episodi di violenza sono stati svariati, portando dall'inizio del conflitto la maggior parte della popolazione ad abbandonare Agdam e le zone limitrofe, lasciandole completamente deserte. Dal 1992 in poi il Qarabag ha dominato, insieme al Neftci Baku, il campionato locale, giocando le sue partite nella capitale azera, fino al 2009, anno in cui la squadra cambia impianto trasferendosi più vicino a casa, a Quzanli. In campo europeo, I Cavalieri, non sono mai riusciti a lasciare il segno, i tifosi infatti dovranno aspettare la stagione 2014-2015, che vede per la prima volta partecipare ai gironi di Europa League, cosa che riesce anche l'anno dopo.
Ora, sono arrivati tra i grandi, per la prima volta dal 1951, anno di fondazione del club. A livello tecnico la squadra è nettamente inferiore a tutte le altre del girone, e pensare anche solo ad un terzo posto che vorrebbe dire sedicesimi di Europa League è da pazzi. Ovviamente i ragazzi di Gurbanov ci proveranno fino alla fine giocandosela a viso aperto, vista anche l'impronta offensiva data dall'allenatore della squadra: di fatti giocano con un 4-3-3 molto aggressivo e incentrato sulla fisicità e sui cross dalle fasce, affidandosi ai due spagnoli, nonché giocatori più tecnici Dani Quintana e Michel, uomini chiave dei Cavalieri. Resterà comunque da capire, vista la netta superiorità delle rivali del girone, se Gurban Gurbanov cambierà qualcosa o rimarrà fedele al suo credo tattico piuttosto spregiudicato, se non eccessivo, visto il palcoscenico su cui saliranno, quello più importante, quello della Champions.