Un escamotage burocratico tarpa le ali a Klubradio, la più importante radio indipendente ungherese. Il Media Council, organo sotto il controllo governativo, bandirà la radio dalle frequenze in chiaro a partire dal 14 febbraio, relegandola al solo streaming online. Questo è avvenuto a seguito della violazione di norme burocratiche: le radio in Ungheria devono infatti rispettare standard molto rigidi, tra cui mantenere una proporzione di 80% di parlato e 20% di musica di cui almeno la metà ungherese.
“Nessuno rispetta questi standard – racconta Mihaly Hardy, direttore dell’emittente – ma ad altre radio è stata concessa una proroga di 7 anni, a noi no”.
Silenziare l'opposizione
Secondo Hardy, il vero scopo per cui il governo ha deciso di chiudere la radio è quello di ridurre al silenzio l’opposizione. Klubradio è infatti una delle principali piazze mediatiche ungheresi in cui l’opposizione al leader Viktor Orban ed al suo partito Fidesz trova spazio. Il presidente è in carica da più di dieci anni, e sono state molte le polemiche sulle modifiche alla costituzione e sul controllo che il governo da lui capitanato esercita sui media, tanto che Reporter Senza Frontiere ha inserito il paese all’89esimo posto su 180 per libertà di stampa, un piazzamento bassissimo per gli standard europei.
In questo senso, quindi, quest’ultima decisione del Media Council non sorprende, ed è stata letta dalla società civile come l’ennesimo caso di censura e soppressione della libertà di stampa.
L'esilio in streaming
La possibilità che resta a Klubradio è quella di restare attiva su internet. Per quanto la frontiera del web sia un naturale approdo per ogni canale radiofonico, in Ungheria tanto quanto nel resto del mondo, il danno resta evidente. “Non tutti i nostri ascoltatori hanno computer e smartphone – spiega Hardy – e ci aspettiamo di raggiungere solo il 20% dello share che facevamo prima”. Al di là del pubblico più anziano, legato alla radio come strumento e poco avvezzo alla tecnologia, bisogna considerare il grande apporto d’ascolto che proviene dai pendolari in auto, principali fruitori delle emittenti radiofoniche anche in Italia.
Il ricorso alla corte suprema
Nonostante lo strapotere mediatico delle forze di maggioranza all’interno della repubblica centroeuropea, Hardy non si arrende: “Faremo appello alla Corte Suprema ungherese e se questo sarà inutile o non porterà a un risultato andremo alla Corte Europea”. Una storia, questa di Klubradio, che non è ancora finita insomma, e che potrebbe rappresentare un barlume di resistenza dei media ad un governo sempre meno disposto a lasciare spazio alla voce dell’opposizione, elemento imprescindibile per ogni Paese dall'assetto democratico.