La Legge di Stabilità ormai è approvata e il capitolo previdenziale non ha subìto alcuna modifica. La notizia non è delle migliori per coloro che attendevano buone nuove sotto il profilo della flessibilità in uscita. Le speranze ormai sono azzerate e pertanto si può definire bene il quadro di tutto ciò che un lavoratore deve avere, sotto forma di requisiti, per andare in pensione a partire dal prossimo 1° gennaio 2016.

Vediamo insieme e nel dettaglio che cosa prevede la Legge di Stabilità, che sembra non abbia corretto niente della Legge Fornero che resta in vigore anche per il nuovo anno.

Necessari 4 mesi in più e per le donne va anche peggio

La Legge di Stabilità non ha corretto niente della Legge Fornero che resta in vigore anche per il nuovo anno. La Stabilità, ha solo sfiorato il tema della previdenza, risolvendo solo alcune problematiche che aveva lasciato in piedi la Fornero, cioè opzione donna, esodati ed altri piccoli interventi. Si tratta di una serie di modifiche ad evidenti anomalie presenti nell’attuale sistema pensionistico, a situazioni di particolare emergenza che nulla hanno a che vedere con la riforma del sistema. Dopo le tante ipotesi discusse, immaginare che ad anno 2016 in corso, si riesca a modificare il pacchetto previdenziale attivo oggi, sembra alquanto difficile.

Dal 2016, per andare in pensione ci vorranno 4 mesi in più di lavoro, quelli che sono i mesi in più per l’aumento dell’aspettativa di vita. Il problema maggiore è che continuando ad essere in vigore l’attuale normativa, questi mesi aumenteranno ancora fino al 2019. Peggio ancora capiterà alle donne perché è prevista l’equiparazione dei requisiti con gli uomini entro il 2018. Quindi se fino ad oggi una donna, per andare in pensione, doveva aspettare di aver compiuto 63 anni e 9 mesi, dal 1° gennaio dovrà avere 65 anni e 7 mesi, per poi arrivare nel 2018 a 66 anni e 7 mesi (come gli uomini).

Pensione di anzianità e di vecchiaia

La pensione anticipata e quella di vecchiaia, per tutti quelli che usciranno nel 2016, resta così come era prevista dalla Fornero.

Per la pensione anticipata, quella che una volta era conosciuta come pensione di anzianità, saranno necessari 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le lavoratrici) di contributi versati. L’età anagrafica per la pensione anticipata non conta perché si può uscire indipendentemente dall’età e, cosa molto importante, senza alcuna penalizzazione di assegno. Infatti è confermata la cancellazione delle penalizzazioni fino al 2017 come previsto dalla Legge di Stabilità dell’anno scorso, anzi, con la nuova manovra, saranno salvaguardati anche quelli usciti prima del 2015 che avevano subito una penalizzazione di importo della pensione e che non erano stati protetti lo scorso anno. Per la pensione di vecchiaia, quella per il raggiungimento dell’età anagrafica invece, saranno necessari almeno 20 anni di contributi ed un’età pari a 66 anni e 7 mesi per gli uomini (ma anche per le donne che lavorano nel Pubblico Impiego) e 65 anni e 7 mesi per le donne (66 anni ed un mese per le lavoratrici autonome).

In parole povere, tutti coloro che nel 2016 compiono 66 anni e 7 mesi (se uomini), potranno andare in pensione avendo almeno 20 anni di contributi, cioè 4 mesi in più di quanti ne erano necessari nel 2015. Per le donne invece si tratta di uno scatto di quasi due anni poiché fino al 31 dicembre 2015, si usciva a 63 anni e 9 mesi. I quattro mesi in più per l’aspettativa di vita condizionano anche i requisiti per l’assegno sociale, la pensione per chi non ha un numero di anni di contributi congruo. Infatti anche per loro si passa da 65 anni e 3 mesi a 65 anni e 7 mesi.