La novità più importante nel panorama previdenziale italiano è senza ombra di dubbio l’ape, l’anticipo pensionistico a partire dai 63 anni. La misura è nata nell’ultima Legge di Bilancio ed è divisa in 3 forme, cioè l’Ape volontaria, quella di mercato e quella sociale. Le prime due, quelle che rappresentano a pieno la natura finanziaria della misura, con la pensione erogata da una banca ed alla quale i soldi vanno restituiti al termine degli anni di anticipo, non sono ancora pronte, con i decreti attuativi che non sono stati ancora del tutto approntati dal Governo.
La terza versione, quella sociale invece è pronta ed effettiva, con il decreto attuativo pubblicato il 16 giugno in Gazzetta Ufficiale. Lo stesso giorno l’Inps ha pubblicato la classica circolare esplicativa, che spiega il perimetro di applicazione della misura, i requisiti e le modalità di presentazione delle domande. Ecco in sintesi quello che spiega l’Inps con la circolare n° 100 del 16 giugno.
Perimetro di applicazione
A metà strada tra una misura pensionistica ed una assistenziale, l’Ape sociale è completamente a carico dello Stato ed è destinata ad una platea di soggetti in stato di disagio.
Come per la parallela quota 41, anche l’Ape sociale è destinata a disoccupati, invalidi, caregivers e impegnati in mansioni logoranti. I disoccupati devono essere senza ammortizzatori sociali (per esempio la Naspi) da almeno 3 mesi e non devono aver perso il lavoro per fine contratto o per dimissioni. Per invalidi e per chi ha invalidi a carico come figli, coniuge o genitori, fattore necessario è il grado di disabilità accertato pari ad almeno il 74%, nonché la data di partenza dell’assistenza che deve essere vecchia di almeno 6 mesi dalla presentazione delle istanze. Le attività gravose a cui è destinato l’Anticipo Pensionistico Sociale invece sono sempre le 11 stabilite in manovra finanziaria e che l’Inps, nella circolare in questione, elenca nell’allegato 1 alla circolare stessa.
Per questi lavoratori alle prese con mansioni pesanti, serve dimostrare di essere al lavoro in tali attività in 6 degli ultimi 7 anni. La misura si può percepire a partire dai 63 anni di età e se disoccupati o invalidi, raggiungendo i 30 anni di contributi versati. Per i lavori gravosi invece serviranno 36 anni di contribuzione. La pensione è erogata in 12 mensilità, quindi senza tredicesima, non è rivalutabile in base all’inflazione e non è reversibile causa morte. I contributi utili, come rimarcato dall’istituto sono tutti, anche i figurativi.
Istanze ed altre informazioni
L’Inps certifica che le istanze scadranno il prossimo 15 luglio per chi centrerà i requisiti nel 2017, mentre per il 2018, le domande scadranno il 31 marzo.
Si tratta delle istanze di certificazione del diritto, per le quali l’Inps deve dare risposta entro il 15 ottobre per quest’anno ed entro il 30 giungo per il 2018. Solo dopo la certificazione del diritto da parte dell’Istituto, sarà possibile inoltrare le domande di pensione vera e propria, con la decorrenza dell’assegno che partirà il 1° maggio per chi a quella data centrerà i requisiti. Alla data di presentazione delle istanze, i soggetti interessati, in base al proprio profilo di tutela, devono essere disoccupati, devono assistere un familiare disabile da almeno 6 mesi, devono avere una percentuale di disabilità già al 74%. Il requisito dei 3 mesi dall’ultimo assegno di Naspi, della continuità lavorativa in 6 degli ultimi 7 anni, dei 63 anni di età o dei 30 e 36 anni di contributi versati, possono essere centrati entro la fine del 2017.
Alle domande, oltre al documento di riconoscimento ed al modulo di domanda da compilare telematicamente tramite il proprio cassetto previdenziale o tramite patronati e centri di assistenza, bisogna allegare alcune autocertificazioni e altra documentazione. Per i disoccupati, vanno allegate le copie delle lettere di licenziamento oppure la copia del verbale di dimissioni per giusta causa dell’Ispettorato del Lavoro oppure copia dei verbali per procedure di licenziamenti collettivi o concordati. Per gli invalidi sarà necessario allegare le copie dei verbali delle Asl o della commissioni accertatrici delle invalidità con il relativo grado. Per le mansioni gravose invece, necessaria la dichiarazione del datore di lavoro con mansioni svolte, CCNL e tariffa Inail applicati nonché copia del contratto o di una busta paga. Infine, per tutti, l’autocertificazione del possesso dei requisiti alla data della domanda o della previsione di centrarli entro fine anno.