Ormai possiamo dirlo sicuramente, la politica italiana è entrata in piena campagna elettorale. L’anno prossimo, con la vecchia o con una nuova Legge Elettorale, ci saranno le elezioni politiche e tutti i partiti sono già in azione per accordi di coalizione o per trovare i voti. L’impennata delle dichiarazioni e dei proclami dei nostri politici negli ultimi giorni alimenta la politica del sospetto dei “malpensanti”, che vedono nella chiusura del periodo utile ai vitalizi dello scorso settembre, il via alla lotta per arrivare a governare il paese.
Infatti l’attuale legislatura ha maturato il periodo utile a far percepire i vitalizi agli attuali parlamentari che per qualcuno, adesso sarebbero liberi di tornare in pista per le nuove elezioni. Una materia che sortisce appeal nell’elettorato è sicuramente quella previdenziale, con la Legge Fornero da sostituire. Le aspettative di una vasta fetta di popolazione è proprio sul capito pensioni e pertanto, l’argomento è tra i più utili allo scopo di persuadere gli elettori. Una cosa è certa, la riforma Fornero, tanto odiata potrebbe essere arrivata al capolinea.
Le varie proposte
Anche per i partiti attualmente al Governo l’attuale sistema previdenziale è da correggere.
Correnti interne come quella del Presidente della Commissione Damiano hanno già manifestato l’idea di intervenire con un DDL, il numero 857 depositato in Parlamento dal 2015. In più c’è l’aspettativa di vita che porterà le pensioni a 67 anni dal 2019, sulla quale Damiano ha confermato l’interesse a correggere l’inasprimento. I sindacati sono sul piede di guerra, non vedendo soluzioni durante i ripetuti summit con il Governo. Anche per loro, l’aspettativa di vita è un parametro da eliminare, o quanto meno da correggere in base alle diverse tipologie di lavoro. Senza considerare che andrebbe allargato il campo di applicazione dell’Ape sociale. Come riporta il quotidiano “Il Tempo” nell’edizione del 29 settembre, anche partiti attualmente all’opposizione iniziano a caricare la mano sull’argomento previdenziale.
Con maggiore durezza, la Lega di Salvini parla di abrogare la Fornero. Magari ricorrendo alla sua versione maxi di quota 100. Si partirebbe con il consentire già a 58 anni l’accesso alla pensione se la somma di età anagrafica e contributi versati completi la quota. Una misura che darebbe flessibilità al sistema sia per donne che per i precoci. Il Movimento 5 Stelle è invece più cauto, con misure meno drastiche ma pur sempre a correzione delle problematiche del sistema. Sempre dal quotidiano il Tempo, estendere opzione donna, con i 58 milioni risparmiati dalla sua sperimentazione nel 2016. In pratica, secondo il M5S, i soldi per allungare una misura che comunque penalizza le donne in termini di assegno previdenziale, ma che comunque permette di scegliere se lasciare il lavoro a 58 anni e 7 mesi, con 35 di versamenti, ci sarebbero già.
Non destinare queste risorse ad altri temi come il debito pubblico è assolutamente necessario.
Cosa potrebbe succedere
Anche per i “grillini” quindi c’è la necessità di non utilizzare risorse già messe in cantiere per la previdenza, per altri scopi. Un po’ quanto asserito dai sindacati dopo il DEF, quando parlavano di 5 o 6 miliardi di soldi che sono serviti al Governo per tamponare le falle di bilancio, ma che provenivano dai Fondi per i lavori usuranti o per le salvaguardie esodati. In pratica, riutilizzando questi risparmi e magari rifinanziando qualche misura, la Legge Fornero potrebbe davvero essere solo un triste ricordo. L’Ape Sociale potrebbe venire estesa a quanti oggi ne sono tagliati fuori.
Disoccupati senza i requisiti per la Naspi, oppure senza essere stati licenziati potrebbero essere le prime categorie a cui allargare il campo applicativo dell’anticipo agevolato. Così come lo sconto di un anno per ogni figlio avuto da concedere alle donne in relazione sempre all’Ape sociale. Quota 100 più fattibile appare quella di Damiano, con l’uscita a 62 anni. Per l’aspettativa di vita invece, Ragioneria di Stato e Inps sono contro al suo blocco, per via della sostenibilità del sistema pensionistico. Quota 41 per precoci e disagiati potrebbe essere ritoccata come per l’Ape sociale, allargando il perimetro di applicazione. Renderla strutturale sicuramente è un meccanismo difficile da realizzare.