Il tema delle Pensioni si appresta a essere al centro del dibattito pubblico anche dopo le elezioni politiche. A meno di quattro mesi dalla fine del 2022 già si parla - salvo nuovi interventi legislativi - del ritorno in vigore, dal prossimo 1° gennaio 2023, della Legge Fornero.
Pensioni, dal primo gennaio 2023 di nuovo la Legge Fornero
Questa, in definitiva, a meno di improbabili sorprese, è la road-map che si prospetta per coloro che sono in procinto di andare in pensione.
Le mini riforme pensionistiche volute dagli ultimi governi, attraverso Quota 100 e 102, hanno bypassato la riforma voluta della ex ministra del Lavoro e delle Politiche sociali dell’esecutivo Monti, Elsa Fornero.
Ma cosa prevede la Legge Fornero? Essa stabilisce un’età di uscita dal mondo del lavoro pari a 67 anni, quiescenza che può essere anticipata con un taglio della rata pensionistica, in base all’età e agli anni di contribuzione. In particolare, almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Cosa prevede l’attuale norma sull’anticipo pensionistico?
Questa normativa sulle Pensioni e sulla possibilità di anticipare la propria uscita dal mondo del lavoro negli ultimi anni è stata superata da Quota 100 e da Quota 102, quest’ultima attualmente in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2022. Entrambe le norme hanno previsto la possibilità di andare in quiescenza in maniera anticipata attraverso il possesso di due requisiti: mentre per Quota 100 bisognava avere 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi, con Quota 102 si è aumentata l’età anagrafica (da 62 a 64 anni), mantenendo a 38 anni l’anzianità contributiva.
Il problema, dunque, dovrebbe essere risolto dalla Politica. Una nuova riforma o una eventuale proroga della Quota 102 dovrebbe essere varata al più preso e comunque prima del 31 dicembre di quest’anno.
Intanto tutti i partiti politici sono in questo momento impegnati nella campagna elettorale e non vi è alcuna certezza che il prossimo governo (che uscirà fuori dall’election day del 25 settembre) abbia la volontà di andare a intervenire sul questo tema.
In tutto questo occorre considerare l’aumento eccessivo delle spese di cassa corrente che eventuali riforme potrebbero innescare per il 2023. A parte il costo organico di una nuova riforma, avrebbe un peso rilevante il dato dell’inflazione che farebbe aumentare la spesa pensionistica dello 0,7% del Pil, ovvero di circa 13 miliardi di euro.