A distanza di diversi giorni dai tragici eventi di Parigi è possibile fare una riflessione pacata e ragionata su tutto quello che la strage di Charlie Hebdo ha scatenato. Condannare la violenza è giusto e sacrosanto, qualsiasi essere vivente, interpellato sull'accaduto, non può che esprimere sdegno e dolore. Dopo l'uccisione dei vignettisti e di molti collaboratori del settimanale satirico milioni di persone hanno espresso la loro solidarietà promuovendo l'hashtag #jesuischarlie, io sono Charlie.

Tuttavia, credo che molti che hanno frettolosamente promosso questo motto, neanche conoscano la natura della rivista francese. Charlie Hebdo è anzitutto un settimanale dove la satira, quella vera, regna sovrana. I terroristi che si sono accaniti contro i vignettisti avevano agito in questo modo perché offesi da alcune vignette a sfondo sessuale che ritraevano musulmani intenti in baci omosessuali. Scavando negli archivi della rivista, tuttavia, è possibile scovare un vero e proprio "ménage à trois" in cui i cardini del Cristianesimo, ovvero il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sembrano intendersela in maniera evidente.

Ora, ponendo questa vignetta come premessa, e calcolando l'alta influenza del mondo cattolico nella mente dell'italiano medio, quanti hanno ancora il coraggio di ribadire #jesuischarlie?

Altra cosa. Come detto in precedenza, la satira fatta da Charlie Hebdo è sicuramente discutibile, politicamente scorretta, ma maledettamente vera e genuina. Come può, quindi, un paese come l'Italia fare una battaglia per la libertà di pensiero, quando un decano del giornalismo italiano, il compianto Enzo Biagi, fu cacciato dalla Rai per le sue idee antiberlusconiane? Se si fa una ricerca accurata sui social network, gli stessi che oggi sono Charlie, anni addietro hanno giustificato le censure subite da Luttazzi e Sabina Guzzanti.

Non è forse questo, quindi, il trionfo dell'ipocrisia? A tal proposito, si consiglia la lettura di una lettera pubblicata e postata sui vari social network da Fabrizio Casalino, un comico, quindi non necessariamente un intellettuale. Casalino in poche righe ha riassunto come noi italiani non potremo mai essere Charlie a causa del nostro finto buonismo, celato dietro abitudini come l'andare in chiesa o battezzare un bambino, pur essendo in fondo degli atei. Ne consiglio vivamente la lettura.