La settimana della celebrazione del Carnevale volge al termine, dal momento che domani, martedì grasso, sarà il giorno di vigilia dell'inizio della Quaresima. Sono stati molti gli intellettuali e gli studiosi che si sono occupati di una delle feste più celebrate e conosciute del mondo, e dalle radici antichissime: si dice che in epoca moderna, il Carnevale si proponga come l'equivalente delle feste dionisiache nella Grecia classica, o dei Saturnalia a Roma, e già da qui possiamo fare delle valutazioni sulla scorta di alcune celebri analisi di ambito antropologico (come per esempio quelle di Ernesto De Martino), nonché storico-letterario (pensiamo a Rabelais e al testo che Bachtin gli ha dedicato).
Il Carnevale come "valvola di sfogo" della massa
Il Carnevale rappresenta storicamente una fase di sospensione dei vincoli sociali e un sovvertimento degli ordini di potere: nel Medioevo e nei secoli successivi, nei giorni della sua celebrazione, ai rappresentati delle classi subalterne era concesso di vestirsi come i nobili e i borghesi, ed era permesso loro anche di prendersi gioco dei rappresentanti del potere. L'analisi antropologica di questo fenomeno rileva come si trattasse di una pratica sapientemente ponderata e pilotata dall'alto: il Carnevale, infatti, rappresentava una valvola di sfogo per le tensioni che venivano canalizzate e represse nel corso dell'anno, che potevano essere esorcizzate proprio durante questa festa.
Del resto, poter usufruire di un valvola di sfogo, è una necessità per evitare che i rancori e l'insoddisfazione esplodano in maniera incontrollata, dando vita a rivoluzioni che possano sovvertire l'ordine stabilito.
Il Carnevale, in questo senso, può essere visto come un rovesciamento "teatrale", "finto", e il suo significato reazionario è rappresentato storicamente proprio nella concessione pilotata gestita dai poteri forti per soddisfare le pulsioni della massa. Perciò, da un lato questa festività è un riconoscimento del valore della massa, dall'altro però è un'operazione studiata per ribadire la divisione sociale in classi che, paradossalmente, sembra sovvertire.
Il significato del Carnevale oggi, nell'epoca del web
C'è da chiedersi che significato il Carnevale può assumere oggi, nell'epoca non solo delle democrazie liberali, ma in quella in cui è divenuto abituale sfidare il potere politico attraverso la satira, nonché i social network e i mezzi di comunicazione digitali. Da un lato i carri che impazzano per le vie dei comuni di tutta Italia durante le sfilate mantengono questo carattere parodistico e grottesco, mettendo in scena i potenti del mondo beffandosi di loro; dall'altro però, è certo che il Carnevale ha assunto oggi, in Occidente, un carattere quasi esclusivamente commemorativo e tradizionalistico, poiché i moderni sistemi di dominio - ben più evoluti e sofisticati - hanno concesso alle masse una pluralità di metodi di "sfogo" per acquietarli, che caratterizzano la vita comune di tutti.
In altre parole, potremmo sostenere che la libertà di stampa e la partecipazione attiva della cittadinanza alle dinamiche di decisione politica, sono formule ben più potenti di apparente equiparazione tra "alto" e "basso", capaci di offrire la convinzione di detenere una parte del potere amministrativo sulle proprie vite.
Oggi, nell'epoca della sfrenata cultura del web basata sui commenti sui social network e sulla condivisione di denunce e notizie più o meno false, questa "apparente" sovranità popolare alimenta l'orizzonte esistenziale di ciascuno di noi in maniera costante, fino a giungere al paradosso assoluto di offrire i poteri istituzionali a figure populiste che sfidano il vecchio schema del controllo (vedi l'elezione di Trump), ma che assomigliano molto di più all'autoritarismo tipico del mondo degli inizi del XX secolo. Nei regimi autoritari, infatti, non c'è spazio per il Carnevale, e questo lungo processo circolare ci ricondurrebbe a un'epoca persino precedente a quella delle antiche civiltà occidentali.