Mentre soffiano i venti di guerra, e lo scenario internazionale sembra preannunciare inesorabilmente un allargamento del conflitto che può assumere dimensioni di estrema gravità. E' particolarmente significativo riflettere sulle modalità mass-mediali che sono state adottate per incentivare il consenso o il dissenso rispetto alle vicende tuttora in corso. Mi riferisco nello specifico alla decisione muscolare assunta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di bombardare la Siria in risposta ai presunti bombardamenti avvenuti con armi chimiche, che hanno provocato la morte di numerosi bambini.
La strategia trionfante di Trump
Si tratta dell’opposizione di due visioni ciniche dei fatti, opposizione che disegna due tendenze opposte dell’immaginario collettivo e che getta luce sul funzionamento delle strategie di consenso; da un lato, il cinismo istituzionale dell’attuale amministrazione americana, che non fa che portare all’estreme conseguenze una logica avviata ai tempi della scalata di Trump a partire dai suoi trionfi in occasione delle primarie repubblicane. In altre parole, un modo di ricostruire le vicende che hanno condotto all’inaspettata elezione di Trump e quello che evidenzia la tecnica sottile e geniale che è stata in grado di rovesciare i pronostici della vigilia: il Partito Repubblicano, in affanno nei confronti dei democratici, spinti da un trend positivo di recupero dei consensi grazie ai risultati ottenuti dall’Amministrazione Obama in materia economica, potrebbe aver costruito un “teatro” candidando un outsider, nemico giurato dell’establishment.
In questo modo, i repubblicani hanno ottenuto un’insperata vittoria facendo leva su un rappresentante apparentemente avverso alla tradizionale linea repubblicana, basata sull’imperialismo. Ottenuta la presidenza, Trump ha proseguito tale tradizione, avvalendosi cinicamente dei documenti che testimoniano la strage di bambini da parte di Assad; e se a molti questa decisione appare come una frattura tra Trump e Putin, in realtà al fondo c’è la prosecuzione della medesima cinica strategia, ovvero la parvenza di un conflitto che cela un accordo stabilito tra le parti (non stupisce che l’immaginario funzioni proprio in questa maniera: alimenta se stesso autonegandosi e contraddicendosi).
Il cinismo del web al servizio della barbarie
La pubblica opinione, però, a queste dinamiche risponde con altrettanto cinismo: il tema del dibattito, soprattutto nella sfera dei social network, non è e non è stata la legittimità dell’intervento militare e della tensione scaturita, ma piuttosto la messa in questione della stessa veridicità del bombardamento chimico di Idlib.
Dal momento che l’arena del web è sempre ben disposta a mettere in questione le notizie e le immagini profuse dai media generalisti (che vengano tacciati di essere a sostegno delle istituzioni occidentali), questo atteggiamento offre l’opportunità di compiere qualsiasi tipo di efferatezza e violenza perché, seppur documentate, queste vengono sempre sterilizzate dal cinismo del web.