Che questo ormai sia un Paese alla deriva morale e segnato da una profonda spaccatura tra Nord e Sud è possibile riscontrarlo, quotidianamente, in qualunque contesto: dalle istituzioni alla politica, dalla TV allo sport. La questione non è riferibile soltanto ai cori da stadio, agli epiteti razzisti e diffamatori, ma essa ha rilevanza tale da poter legittimamente parlare di problematica sociale e culturale.

Non bastano le denunce, inutili i facili populismi e i predicozzi televisivi dei "politicanti" di mestiere, cade nel vuoto l'indignazione di un popolo privato di tutto, finanche del diritto di difendersi e di rivendicare la propria difesa. La "giustizia" - quella che predica che (in teoria) «la legge è uguale per tutti» con l'avallo dell'articolo 3 della Costituzione, va tristemente a inserirsi in questo discorso di marasma e antinomia generale.

Riduzione della pena a De Santis

Il caso di Daniele Gastone De Santis diventa il triste paradigma di tutto questo. All'ultrà romanista che sparò al tifoso napoletano Ciro Esposito poche ore prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina del 3 maggio 2014, conconseguente morte del napoletano dopo 53 giorni al policlinico Gemelli a causa delle ferite, sono stati decurtati dieci anni di pena: non più gli iniziali 26 anni, ma 16.

Eliminato il reato di rissa, escluse le aggravanti di futili motivi e recidiva, qual è il risultato?

16 anni di reclusione per aver ucciso un ragazzo animato dalla sola passione per la sua squadra. Tanto vale, forse, la vita di un uomo. Tanto vale il desiderio di giustizia (vera) di una madre, di una famiglia e di un popolo. Non è retorica, non è populismo: Ciro Esposito era un giovane ragazzo napoletano, un uomo qualunque ucciso mentre assecondava la sua passione al grido: «Vi ammazzo tutti, napoletani di me**a».

I napoletani l'hanno definito eroe, martire, ma Ciro è "semplicemente" l'emblema di una terra che ha subito e subisce ogni tipo di vessazione, morale, sportiva e finanche giudiziaria.

Le parole della mamma Antonella Leardi

Appresa la notizia dello sconto di pena all'assassino di suo figlio, le parole di Antonella Leardi ai microfoni del Tg 3 Campania sanno di amarezza e sconforto: «Ho sempre confidato nella Giustizia e nella verità. Giustizia non è stata fatta e la verità si vuole ancora occultare. Hanno ucciso Ciro per la seconda volta. Quest'assassino è stato sempre molto protetto e non c'è motivo per cui decurtare di dieci anni la pena a una persona che ha ucciso un ragazzo e poteva uccidere altre due persone. L'associazione Ciro Vive si è prefissata l'obiettivo di non permettere mai più che accada quello che è successo a mio figlio. Andiamo avanti».