La storia ufficiale e di Stato l'ha descritto come un evento epico, l'ingresso trionfale di un eroe libertario animato dai soli principi di giustizia sociale e libertà. Dopo decenni di racconti favolistici ed inverosimili, anzitutto negli anni si è fatta, finalmente, luce sugli episodi che caratterizzarono il cosiddetto Risorgimento e decretarono la fine del Regno delle Due Sicilie. Anche l'entrata di Garibaldi a Napoli è ascrivibile a quest'operazione di ricostruzione storica e, quindi, realistica. L'ingresso nella Capitale borbonica segna, inoltre, l'inizio della stretta "collaborazione" tra il futuro Stato italiano e la Camorra.
Il patto tra Stato e Camorra
La connivenza tra i due organi di potere nasce dall'accordo tra il "trasformista traditore" Liborio Romano, ministro di Polizia sotto la reggenza borbonica, corrispondente diretto di Camillo Benso di Cavour e tale Salvatore De Crescenzo, meglio conosciuto come Tore 'e Criscienzo, capo indiscusso della camorra. Il ministro di Polizia Romano, per garantire l'ingresso di Garibaldi a Napoli senza tumulti e nell'intento di garantire l'ordine, convoca De Crescenzo, proponendo a lui ed ai suoi sottoposti la totale amnistia, uno stipendio governativo, un grado, in cambio dell'adesione alla guardia cittadina. Tore 'e Criscienzo accetta l'incarico e garantisce l'entrata pacifica e senza tumulti del Generale a Napoli.
Il sedicente eroe dei due mondi forma un governo, con a capo proprio il Romano, chee come primo atto ufficiale cede al regno sabaudo la potente flotta da guerra napoletana.
In pochi mesi gli arruolati diventano dodicimila e l'ex Capitale di un Regno florido vive la sua escalation criminale: la camorra in coccarda tricolore trova la sua legittimazione, il contrabbando e le estorsioni aumentano a dismisura.
Tutte le merci in entrata a Napoli vengono intercettate dai malviventi al grido befferdo: :« è robba ‘e zì Peppe», alludendo chiaramente a Giuseppe Garibaldi.
L'origine della 'Questione meridionale'
L'annessione di un Regno legittimo e sovrano al Regno sabaudo, attraverso le ruberie, l'inganno, il tradimento ed una guerra non dichiarata, è fatta.
A quel 7 settembre 1860 seguono una serie infinita di date e avvenimenti nefasti che segnano, inevitabilmente, la fine della dinastia borbonica e di una terra, il cui motto diventa: «O Brigante o emigrante». La terza potenza europea diventa luogo di stupro, sangue ed emigrazione. Nasce la Questione meridionale che, ancora oggi, dopo 157 anni è strumenti di potere vitale per lo Stato italiano.