Non voglio insultare nessuno - ha detto il presidente russo Vladimir Putin nel corso di una recente intervista concessa al regista Oliver Stone - ma sono cicli naturali, è nella natura delle cose. Non ho mai avuto momenti no, perché non sono una donna”. Poche settimane fa è stato il presidente filippino Rodrigo Duterte a denigrare le donne durante un discorso alle truppe: “Stuprate almeno tre donne, mi prenderò io la responsabilità e andrò in carcere per voi, se necessario”.

Da una parte all’altra del globo rimbalzano parole e discorsi sessisti, vengono attuate politiche che ledono i diritti e la dignità delle donne e soprattutto divulgate propagande e slogan che riportano indietro di almeno 50 anni la condizione femminile.

La sconfitta di Hillary Clinton

Se la Clinton avesse vinto le elezioni presidenziali americane sicuramente gli eventi avrebbero preso tutt’altra direzione, sia per le donne americane sia per le donne di tutto il mondo sia per la politica in generale. Che le cose sarebbero andate male, lo avevamo capito già durante la campagna elettorale, dati i toni, che definire insultanti è poco, usati da Donald Trump nei confronti delle donne.

La guerra psicologica e denigratoria lanciata dal nuovo inquilino della Casa Bianca contro il bel sesso, ha aperto le cateratte del sessismo più bieco, reso ancora più pericoloso dal ruolo del tutto ininfluente della first lady Melania Trump. Effetto domino che si riscontra in tutto il mondo.

Il silente ruolo di Melania Trump

Per quanto attiene la politica americana è una brutta battuta d’arresto per l’avanzamento femminile, dopo una prima di donna di spessore, quale è stata Michele Obama, che tante battaglie ha fatto a sostegno del gentil sesso, in questo completamente sostenuta dal marito Barack. Subito dopo la vittoria di Donald Trump, in Italia gli uomini hanno sbavato davanti alle immagini senza veli della nuova first lady, considerata solo come oggetto di desiderio maschile e tralasciando del tutto il ruolo istituzionale che andava a ricoprire.

E già dai primi “discorsi” che Melania Trump ha rilasciato ai media il giorno stesso della vittoria del marito, si è capito che la referente femminile della Casa Bianca non avrebbe avuto nessuna influenza, non solo per quanto riguarda la condizione femminile, ma sulla politica americana e di conseguenza mondiale.

Aumentano le violenze e le disuguaglianze di genere

Di pari passo con la recrudescenza della violenza di stampo islamista, aumenta l’ostilità nei confronti delle donne in diverse parti del globo. Mentre negli Usa è messo a rischio persino il diritto all’aborto, conquistato attraverso dure battaglie da parte delle femministe americane, capi di stato e di governo di tutto il mondo minacciano le donne.

È di una gravità inaudita il discorso che Duterte ha fatto ai militari, incitandoli a stuprare le donne, così come lo sono le parole di Putin al regista Oliver Stone, con il presidente russo che le ha definite, tra le righe, isteriche e in balia delle emozioni, quindi inaffidabili e per nulla adatte al potere e al comando. Soprattutto disturbano quelle due frasi “è nella natura delle cose” e “sono cicli naturali”, dette dall'inquilino del Cremlino: una pietra tombale gettata sopra oltre cent’anni di battaglie e progressi femminili. Il terrorismo psicologico, che sta prendendo sempre più piede contro le donne, incrementa e giustifica la violenza fisica, aggravato dal fatto che sono proprio i governanti a farsene un baluardo.

Terrorismo psicologico contro le donne e terrorismo islamista

Non è un caso che il terrorismo che sta colpendo l’occidente, ormai quasi giornalmente, provenga proprio dalle nazioni in cui la condizione femminile è tra le più terribili al mondo e che gli attacchi e le stragi vengano fatti in nome di un’ideologia che vuole le donne invisibili e nascoste dentro le mura di casa. Nel quartiere londinese di Wembley, pochi anni fa, un gruppo di islamisti faceva propaganda e raccoglieva firme, in modo “democratico”, per instaurare lo Stato islamico in tutto il mondo: “per porre fine al degrado morale e sociale di tutto l’occidente” è stata la spiegazione data dagli organizzatori, armati anche di depliant illustrativi.

Dietro il banchetto della raccolta delle firme, donne islamiche completamente coperte dai loro scafandri neri, da cui non si intravedeva nemmeno il colore degli occhi, mostravano ai passanti occidentali, senza proferire parola, cosa significava il candore e l’ordine dettato dalla shari’a.