The Circle è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Dave Eggers. Diretto da James Ponsoldt, è la rappresentazione del dilemma che attanaglia la nostra società digitale: ovvero il compromesso tra innovazione tecnologica, privacy e protezione dei dati personali e le piattaforme social. E’ un thriller che si rivela essere tale solo verso la fine, riprendendo il Grande Fratello di 1984 di George Orwell, rielaborandolo in una prospettiva amichevole legata ai socievoli volti di Tom Hanks e Patton Oswalt.

Il plot è strutturato sulle vicende di una giovane impiegata in un call center, Mae Holland, interpretata da Emma Watson, che riceve attraverso un’amica un’offerta di lavoro promettente presso la superinnovativa e avanzatissima azienda the circle. La società è una multinazionale il cui campo d’azione è quello delle tecnologie legate al mondo dei social media. Mae, catapultata dalla sua dimensione provinciale in una nuova quasi del tutto basata sul virtuale e digitale, fatica all’inizio a integrarsi e rimane scettica rispetto alla visione del mondo dell’azienda e dei suoi dipendenti, finchè, superato il blocco iniziale, non ne diventa parte integrante.

L’azienda infatti lavora continuamente a nuovi progetti e lancia nuovi prodotti che, mascherati dalla propaganda riguardante il miglioramento della sicurezza delle persone a cui le microtelecamere e l’ininterrotta connessione in Rete possono portare. Proprio una delle microtelecamere metterà Mae nelle condizioni di essere salvata da una situazione pericolosa, convincendola del tutto a conformare il suo stile di vita alla concezione del mondo dell’azienda, arrivando al punto di indossare una telecamera 24 ore su 24 mettendo a disposizione del mondo intero la sua vita privata e, inevitabilmente, quella dei suoi familiari e amici, generando conseguenze spiacevoli che la porteranno a rivedere le sue posizioni e smascherare i veri intenti dell’azienda, ovvero quelli del profitto e del controllo.

Il tema è uno dei nodi cruciali che prima o poi la società contemporanea dovrà sbrigliare. L’individuo è sempre più vicino a diventare un prodotto mediatico generato da sé stesso. In una società che spettacolarizza la vita di tutti i giorni, passando dalle belle occasioni ai momenti più tragici, chiunque vuole sentirsi parte dello show. Citando uno dei film più inerenti all’argomento, chiunque vuole il proprio Truman Show. La differenza sta nel fatto che il povero Truman è costretto ed inconsapevole, mentre l’inconsapevolezza dell’utente di oggi lo porta a crearsi, almeno per quanto riguarda la dimensione digitale, il proprio set.

L’elemento distopico del film fa in modo che una dinamica del genere porti a conseguenze tragiche, ma è altrettanto vero che in Italia e nel mondo nei tempi recenti ha causato effettivamente episodi che, al di là delle polemiche che avvengono sempre, guarda caso, sul web, si sono rivelati indicatori della gravità dell’inconsapevolezza degli utenti per quanto riguarda l’utilizzo della propria immagine in Rete.

Il film può indurre una riflessione su certi comportamenti che appaiono sempre più naturali, ma che allo stesso tempo portano uno squilibrio tra il bisogno di intimità e quello di socialità, col il rischio di trovarsi un’identità digitale divergente da quella.