Ieri sera il disegno di legge di riforma costituzinale, cosiddetto "Decreto Boschi", ha avuto il via libera definitivo del parlamento con 361 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti. I gruppi di opposizione, Forza Italia, Lega Nord, Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle, hanno abbandonato l'aula senza partecipare alla votazione. Sostenendo con convinzione le ragioni della riforma (riduzione del numero dei politici, delle Regioni e ridefinzione del rapporto Stato-Regioni), il Presidente del Consiglio, ha dichiarato che "il no si spiega solo con l'odio nei miei confronti", personalizzando lo scontro e non riconoscendo alle argomentazioni dell'opposizione dignità politica.

Si delinea in questo modo la strategia con cui il Premier interverrà nella campagna elettorale per il referendum confermativo, che l'art. 138 della Costituzione rende obbligatorio qualora la riforma costituzionale non sia votata da almeno 2/3 del Parlamento.

La campagna referendaria

Con la trasformazione del referendum in una sorta di plebiscito, o con me o contro di me, Renzi sicuramente non rende un buon servizio al dibattito democratico sui contenuti della riforma, che in questo modo rischieranno di essere edulcorati. Evidentemente il Presidente del Consiglio sente di avere la maggioranza dei cittadini dalla sua parte e crede che l'immagine positiva di cui gode possa trainare il voto favorevole nel referendum.

La partita però si prospetta per il Premier molto complessa e rischiosa: il referendum consultivo non ha bisogno di raggiungere il quorum del 50% degli aventi diritti per essere valido, quindi vincerà chi riuscirà a motivare e portare alle urne più cittadini. Nel fronte del NO sono due le forze politiche che hanno la capacità di portare i cittadini alle urne più delle altre: la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle. Il fronte del SI' conterà sulla capacità di mobilitazione dell'apparato politico e amministrativo del PD, sul mondo cooperativo, sull'appeal esercitato da Renzi e, forse, sul contributo della CGIL.

Proprio queste due ultime componenti, però, rischiano di essere aleatorie alla verifica dei fatti.

Nella CGIL ci sono già numerose prese di posizione contrarie alla riforma (la più rilevante è quella della FIOM), vedremo quindi in questi mesi se e come il sindacato prenderà una posizione ufficiale e come, di conseguenza, muoverà componenti importanti della popolazione, come i pensionati e i lavoratori del pubblico impiego. Ma è l'affidamento che fa Renzi sull'appeal del governo che potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang: già oggi, dopo gli scandali che hanno portato alle dimissioni del Ministro Guidi, il gradimento del governo è in fase calante, e probabilmente nessuno può prevedere quale sarà la situazione ad ottobre, mese probabile del referendum. Per quella data, infatti, l'inchiesta giudiziaria lucana avrà definito i contorni e le responsabilità della vicenda che potrebbero coinvolgere il governo nella sua interezza.

Non solo: l'estate, nonostante l'ottimismo mostrato con la presentazione del D.E.F., potrebbe essere particolarmente "calda" per l'economia e per il settore bancario, con il bail-in delle note banche in sofferenza che, ad oggi, non è affatto scongiurato.

D'altronde a Renzi piace giocare d'azzardo.