Se Donald Trump diventasse presidente degli Stati Uniti costruirebbe davvero un muro al confine con il Messico? O vieterebbe l'ingresso nel Paese ai fedeli dell'Islam? Ci siamo sempre chiesti dove finisce la provocazione e dove l'inizia in realtà l'abile strategia di catturare fasce sempre più folte di elettori. La vera forza della candidatura Trump viene dai cittadini che lo hanno votato alle primarie e non dal Partito Repubblicano i cui vertici non lo hanno mai gradito, soprattutto quando si sono resi conto che la sua avanzata era una cosa seria, e dove alcuni eccellenti membri del GOP gli stanno facendo apertamente la guerra.

Molte sue affermazioni sono chiaramente studiate in base alla platea di ascoltatori. Aver trascinato a sè anche il sostegno della National Rifle Association (NRA), l'organizzazione a favore delle armi che ancora oggi è tra più potenti "lobbies" d'America è, ad esempio, il frutto di una fine strategia di comunicazione. Donald Trump sarebbe tutt'altro che un cowboy.

Tre anni fa si era espresso a favore del controllo sulle armi

Lo stesso personaggio Trump, se si conosce la sua parabola personale e professionale, è lontano anni luce dai principi conservatori che sono la base dell'elettorato repubblicano.

Uomo d'affari spregiudicato, amante delle belle donne ed inguaribile libertino, si riscopre ora difensore di quei valori morali e religiosi di cui il Grand Old Party è sempre stato portavoce. Il sostegno della NRA arriva invece dopo una nuova, camaleontica mossa. A Louisville, davanti ad una folla di sostenitori delle armi (i cosiddetti "pro-gun") ha attaccato duramente Hillary Clinton accusandola di voler abolire il Secondo Emendamento della Costituzione, quello che garantisce ai cittadini il possesso delle armi. In un Paese dove oltre la metà della popolazione è favorevole all'uso delle armi, una proposta del genere equivale ad un suicidio politico ed è chiaro che l'ex segretario di Stato non ha mai detto niente di tutto ciò ma si è invece espressa a favore di un "maggiore controllo".

Strano ma vero, neppure tanto per il trasformista Trump che circa tre anni fa, all'epoca della strage di Newtown, Connecticut, dove oltre venti bambini morirono in una scuola elementare sotto i colpi di pistola di un giovane psicopatico, si era apertamente schierato per una "regolamentazione più severa" in merito all'uso delle armi da fuoco nel Paese.