La legge Iori così attesa dagli educatori e dai pedagogisti ha innescato la presa di posizione dell'Ordine degli Psicologi. Quest'ultimo ha presentato un documento in VII commisione del Senato per indicare una serie di proposte che dovrebbero essere discusse durante il disegno di legge n. 2443 approvato alla Camera il 21 giugno 2016, meglio noto come legge Iori.
Le richieste dell'Ordine degli Psicologi
Nel documento viene indicato che circa 50.000 psicologi, su un campione di 100.000 iscritti all'Ordine in Italia, svolgono il ruolo di educatore socio-pedagogico.
Questo perché, secondo l'Ordine, le competenze dello psicologo iscritto all'Albo B trovano ampie congruenze con quelle degli educatori.
Volendo sintetizzare l'audizione, chiedono che questi professionisti continuino a svolgere il proprio lavoro. Per quanto riguarda le norme transitorie, di includere i soggetti che svolgono questa professione da almeno 5 anni anche non continuativi, indipendentemente se iscritti all'Albo A o B degli Psicologi. Infine viene richiesta l'equipollenza dei titoli e l'accesso diretto alla posizione di educatore socio-sanitario ed eventualmente dello psico-pedagogista con la laurea in psicologia.
L'intervento della realtà educativa
Le richieste dell'Ordine degli Psicologi lasciano riflettere e discutere l'intera realtà educativa e pedagogica. Alessandro Prisciandaro, Presidente dell'Apei, ha mostrato repentinamente le sue perplessità. 'Con questo documento' - afferma Prisciandaro - 'Si esplicita che circa 50.000 psicologi svolgono impropriamente il ruolo degli educatori, arrogandosi posti di lavoro destinati a noi. L'Ordine inoltre richiede l'equipollenza dei nostri titoli di studio: in questo modo con una sola laurea vogliono lavorare sia come educatore che come psicologo'.
Questa richiesta è stata definita 'inaccettabile, pericolosa e offensiva'. Psicologo e pedagogista sono due professioni diverse ed entrambe funzionali al benessere collettivo.
Il Presidente dell'APEI chiede una mobilitazione e una collaborazione dell'associazioni pedagogiche per rispondere adeguatamente a questa presa di posizione di 'inaudita ferocia professionale'. Prisciandaro conclude dichiarando che ognuno deve svolgere il proprio lavoro con dignità e rispettando le altrui competenze. Ognuno deve fare il proprio mestiere a seconda degli studi intrapresi.
A questo punto un paio di domande sorgono spontanee: 'Perché lo psicologo può svolgere il ruolo di educatore e non viceversa? Perché togliere posti di lavoro a questi professionisti già martellati da un mercato in crisi?'. Leonardo Sciascia direbbe: 'A ciascuno il suo'.
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