Con una decisione unilaterale gli Stati Uniti comunicano la sospensione delle trattative con la Russia per favorire una soluzione pacifica al conflitto siriano. La decisione arriva al termine dell'escalation militare sul territorio siriano e della conseguente crescente tensione diplomatica, con reciprochi scambi di accuse attivatasi dopo il fallimento del tentativo di tregua di metà settembre.

Il portavoce della Casa Bianca non esclude la possibilità di sanzioni nei confronti di Mosca, incapace di “mantenere gli impegni presi” riguardo il cessate il fuoco.

Sembrerebbe esserci dunque un cambio deciso di strategia, da parte di Washington decisa ad uscire dalla situazione di impotenza che lamentava, solo pochi giorni fa, il segretario di stato John Kerry a colloquio con esponenti delle forze di opposizione siriana. 

Fares al-Bayoush ammette forniture dirette di armamenti da parte statunitense ai ribelli siriani

Fares al-Bayoush, comandante della divisione nord del Free Syrian Army, intervistato dall’agenzia di stampa Reuters, ufficializza la fornitura da parte della coalizione a guida statunitense di lanciarazzi BM-21 Grad che verranno utilizzati nella battaglia per il controllo di Aleppo.

L’importanza della notizia è data non tanto dal fatto in se quanto dal fatto che per la prima volta vi è un ammissione ufficiale, da parte dell’esercito ribelle, di ricevere armi direttamente dagli Stati Uniti.

BM-21 Grad

Il BM-21 Grad, arma di fabbricazione sovietica, è ad oggi tra i più diffusi lanciarazzi utilizzati al mondo, apprezzato per la capacità di far convergere tutta la potenza di fuoco in un area delimitata (fuoco di saturazione) e per la notevole gittata (40 KM).Le caratteristiche di questo lanciarazzi, arma non propriamente “chirurgica” fanno pensare ad un ulteriore recrudescenza della battaglia di Aleppo, la cui popolazione è già allo stremo in seguito all’offensiva delle forze governative in corso dalla scorsa settimana. 

Lotta a Daesh o lotta ad Assad?

Washington sembrerebbe, alla luce di questi fatti, abbandonare definitivamente la facciata della lotta all’ISIS come pretesto per un intervento militare in Siria, portando allo scoperto il vero obiettivo, ovvero il rovesciamento del regime di Assad considerato ostile agli interessi americani nella regione.

In sostanza, come ammette l’ambasciatore russo all’ONU Vitaly Churkin, “non siamo in presenza di una guerra fredda”, ovvero di uno scontro tra due ideologie contrapposte, bensì di uno scontro tra “interessi divergenti” con buona pace per l’opinione pubblica occidentale.