A quanto pare ancora una volta la Francia è stata colpita dal terrorismo. Questa volta nel cuore pulsante di Parigi, gli Champs Elysées, è toccato al poliziotto Xavier Jugelé, ucciso da un uomo a colpi di kalashnikov. Il fautore del crimine è l'ormai morto Karim Cheurfi, 39 anni, "francesissimo" delle banlieue. L'Isis rivendica nuovamente l'accaduto, che è l'ultimo di una lunga serie: Charlie Hebdo, il Bataclan, Nizza e Rouen purtroppo ne ricordano solo alcuni.
Ma perchè tocca (quasi) sempre alla Francia? Oltre alla storia coloniale del paese ed oltre soprattutto alla questione religiosa in sè, ci sono almeno un paio di ulteriori probabili motivazioni e sono sia di carattere geopolitico che socio-culturale.
Pourquoi la France?
Le primavere arabe avevano alimentato una bella illusione: i regimi autoritari che fino a quel momento erano ai vertici in Libia, Siria, Egitto e Tunisia sarebbero stati rimpiazzati dal modello democratico europeo. L'evidenza è presto arrivata a cancellare questo sogno perchè i vuoti di potere suscitati dal crollo di quei regimi sono stati riempiti non dalle idee di giovani liberali pro-Occidente, ma per lo più da radicali jihadisti e da chi è rimasto deluso da quel primo mondo che tanto si autoproclamava salvatore dell'umanità.
Sul territorio francese c'è la comunità islamica più grande d'Europa (circa 6 milioni di persone), eppure - se da paese esemplare in termini di diritti umani si è trasformato nel simbolo dell’odio violento e sempre più imprevedibile verso l'Occidente - qualcosa non va. Chiunque ormai sa che gli attentatori spesso sono figli di famiglie residenti in Francia da molto tempo. Ed è proprio qui che si annida il problema: l'idea francese di multiculturalismo ha palesemente fallito, non c'è stata alcuna vera integrazione e le banlieue adiacenti Parigi ne sono una triste prova.
La vicinanza con il Medio Oriente
Inoltre, tra i paesi europei, la Francia è uno di quelli che pesano di più sul famoso scacchiere (anche a livello internazionale) e che difendono il proprio interesse senza scendere a grandi compromessi.
Ciò significa che, tra i paesi europei, è quello più schierato in Medio Oriente e quello che - da un po' come non mai - cerca di contrastare con più forza l'estremismo islamico (vedi in Mali, in Iraq e in Siria).
Così una rabbia recondita e diffusa è diventata a più riprese impossibile da contenere, contagiando non solo gli attuali fondamentalisti, ma anche chi semplicemente si è sentito attaccato nel paese stesso che lo aveva accolto.