Niente da fare, non ci siamo proprio. Alexandr Dolgopolov l'ha fatto ancora. Scivolato per l'ennesima volta nei suoi limiti di eterno incompiuto. Dopo una partita strepitosa contro l'ex-numero 1 del mondo Rafael Nadal al 2° turno del "Queen's" ATP 500 Aegon Championships (Londra, 15-21 giugno), vinta al terzo set dopo aver sprecato un match point nel tie-break del secondo, è subito uscito nella sfida successiva contro il molto più modesto trentaduenne spagnolo Guillermo Garcia-Lopez (n.

34 ATP), che già lo aveva battuto poco più di un mese fa sulla terra battuta degli Internazionali di Roma.



Una partita questa che ben fotografa l'intera carriera del funambolico mancino di Kiev (classe '88) fatta di veloci bagliori purissimi e (troppo) lunghe zone d'ombra. Per trovare un titolo nella carriera di Dolgopolov, oggi numero 79 del ranking ATP, bisogna tornare indietro di quasi cinque anni, quando sul cemento di Washington s'impose in finale sul tedesco Tommy Haas. Bei tempi quelli in cui l'allora 23enne bussava alle porte della top ten lasciando presagire un futuro radioso e di valida alternativa al triumvirato Roger-Rafa-Nole.





Invece no. Grandi partite alternate a una discontinuità quasi letale. Colpi fantastici che al massimo si vedono in qualche filmato di John McEnroe, sepolti in una valanga di sfide inguardabili e occasioni gettate al vento. Ieri, al Queen's londinese, l'ennesima dimostrazione del suo imprevedibile talento cristallino. Sotto di un set e 5-2 contro Garcia-Lopez, strappa il servizio all'avversario nel momento cruciale e raggiunge il tiebreak, trovandosi però in pochissimi minuti a dover fronteggiare quattro match point, uno dei quali annullato in modo sublime (risposta lungolinea vincente).



Non basterà. Garcia-Lopez chiude in due set. E così, per il "Dolgo" l'ennesima occasione mancata. L'ennesimo fallimento alla prova del nove, ossia quelle partite con giocatori di media classifica che si affrontano dopo aver eliminato un big, come amava chiamarle il grande giornalista Rino Tommasi. Un 2015 quello di Alexandr a dir poco penoso per un giocatore del suo talento.

Nessun risultato né scalpo di prestigio, salvo appunto Nadal due giorni fa. Nelle due prove del Grande Slam fin qua disputate, due uscite al 1° turno: agli Australian Open contro l'italiano Paolo Lorenzi (n. 64) che lo ha facilmente liquidato 64 63 62 e al Roland Garros per mano dell'iberico Nicolas Almagro (154) che lo ha superato 63 26 64 76.



Lì nel mezzo, solo eliminazioni nei turni inferiori di ogni torneo, raggiungendo in due sole occasioni i quarti di finale: al Delray Beach Open (ATP 250, cemento) e all'ATP 500 di Acapulco (cemento) dove ha ceduto rispettivamente allo statunitense Donald Young (56) e al giapponese Kei Nishikori (5). Solo altre due le sconfitte di prestigio in questa stagione per Dolgopolov: agli ottavi di finale del BNP Paribas Open (Indian Wells) contro il possente canadese Milos Raonic che si è imposto 64 76 e sempre al 4° turno del Miami Open, spazzato via 60 al terzo set dal numero 1 del mondo Novak Djokjovic.





Prossima fermata per Alexandr, l'erba di Wimbledon. Una superficie questa capace di valorizzare oltre modo il suo Tennis fatto di accelerazioni improvvise, colpi a effetto e pregevoli tocchi al volo che solo in pochi (Federer, Wawrinka) sono in grado di sfoderare nel circuito. Eppure il verde dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club fin qui non gli ha certo regalato soddisfazioni, collezionando al massimo due uscite al 3° turno nel biennio 2013-14. Dolgopolov non è più un ragazzino ma può ancora invertire la rotta. Sono in molti a sperarlo. Chiunque ami il gioco del tennis spera che un giorno Alexandr Dolgopolov diventi un campione.