Quanto vale una medaglia olimpica nella carriera di un campione che ha già vinto tanto? "Una carriera", aveva risposto Vincenzo Nibali, quando a gennaio era stato intervistato nel primo sopralluogo al percorso di Rio '16. E questa era davvero un'occasione unica, uno di quei treni che passano una volta nella vita. Nel pieno della maturazione sportiva, dopo un'impresa al Giro d'Italia ancora fresca nella memoria di tutti, con un tracciato che strizzava l'occhio agli scalatori, quella d'ieri poteva essere l'ennesima incoronazione al massimo esponente del Ciclismo italiano.
La tipica ciliegina sulla torta, una vittoria preparata nei minimi particolari senza lasciare nulla al caso, rinunciando persino alle ambizioni personali al Tour de France proprio per arrivare al pieno della forma all'appuntamento di sabato 6 agosto. E quando tutto sembrava mettersi per il meglio, una medaglia già quasi al collo, una scivolata spazza via tutto.
Il percorso e la gara
Analizzando nel dettaglio i 250 km che dalla spiaggia di Copacabana dopo più di 6 ore di gara riportano i ciclisti su quella stessa spiaggia si capisce che non è un percorso semplice.
Un primo circuito da ripetere quattro volte con le due salite: Grumari e Grota Funda, corte ma da non sottovalutare.
Si stacca un primo gruppetto di sei fuggitivi. Si poteva pensare ad atleti di nazioni minori, come spesso accade in questo genere di manifestazioni. Eppure gli uomini che arrivano ad avere un vantaggio superiore agli otto minuti sono atleti di tutto rispetto: Simon Geschke, Michal Kwiatkowski (campione del mondo 2014) Jarlinson Pantano, lo svizzero Albasini, il russo Kochetkov e Bystom.
Gli addetti ai lavori erano convinti che dal km 170 la corsa sarebbe entrata nel vivo, quando si entrava nel secondo circuito dove la salita di quasi nove km di Vista Chinesa ne avrebbe fatto da padrona. E infatti è l'Italia che cerca di renderla dura già dalla prima scalata. Damiano Caruso scatta, alla sua ruota Thomas, Van Avermaet e Henao.
Alla seconda scalata sono gli uomini australiani e spagnoli a fare il ritmo nel gruppo. Quello che succede nella successiva e difficile discesa è un gesto tattico perfetto. La coppia Aru-Nibali attacca e sorprende tutti. Si riportano sul gruppetto col compagno di squadra che inizia a tirare nel tratto in pianura prima della terza e ultima scalata. Froome e Valverde, due dei favoriti principali, rimangono nel gruppo con pochissimi compagni a disposizione e si capisce fin da subito che l'azione della nazionale italiana li ha tagliati fuori dai giochi.
Sulle ultime rampe da dietro in molti provano a riportarsi sui fuggitivi, ma la situazione è esplosa. Quando Nibali sferra il primo attacco rimangono in tre: Henao e Majka.
Sempre Nibali si lancia in discesa, la moto ripresa non riesce neppure a stargli dietro. Così è dopo una curva che vediamo quello che non avremmo mai voluto vedere: Henao sul marciapiede e Nibali per terra, con Majka che riesce a superarli e proseguire. La sua fuga durerà fino ai meno due quando Van Avermaet e Fulgsang lo raggiungono e lo superano al traguardo in questo ordine.
Doppia frattura alla clavicola
Davvero uno sfortuna nera, ma anche questo è il ciclismo. Si cade e con tutte le buone volontà risalire in bici non è possibile. Quando hai una clavicola rotta puoi solo aspettare sul ciglio della strada i soccorsi e ritirarti. Questa è una sconfitta che fa male, ingiusta se vogliamo. Ma che nulla toglie alla carriera di autentico campione. L'olimpiade di Vincenzo Nibali si conclude con l'amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato, con i sogni lasciati lì, stesi sull'asfalto a undici km dal traguardo.