Qualora capiti di pensare allo stato americano della California vengono subito in mente quartieri come Hollywood e Beverly Hills, che sono tutt'oggi al centro del nostro immaginario collettivo per il cinema, la musica e lo spettacolo. Anche lo sport, in questa parte del mondo, non è assolutamente da meno. Ben lo sanno tutti gli appassionati di basket e che hanno modo di ricordare le imprese sportive compiute da cestisti come Wilt Chamberlain, Kobe Bryant e Shaquille O' Neal, ovvero i grandi nomi della celeberrima squadra dei Los Angeles Lakers.
Ma, da un po' di tempo a questa parte, lo scettro è stato ceduto ad un città leggermente più a nord, che risponde al nome di Oakland, nella baia di San Francisco e sede dei famosissimi Golden State Warriors. Proprio tra queste due squadre, la scorsa notte, abbiamo potuto assistere all'ormai definitivo passaggio di consegne.
La bolgia dell' Oracle Arena
E' andato in scena, nel bellissimo dome di Oakland, uno degli scontri più affascinanti della Western Conference e della costa californiana in particolare: o almeno, così lo era fino a poco tempo fa'. Che i Warriors siano ormai in pole-position per arrivare ai play-off, nella sterminata varietà delle grandi franchigie dell'Ovest, era ormai risaputo: ma non che potesse avere la strada così spianata.
Con un secco 149 a 106, piegano senza mezzi termini i Lakers, solo riflesso della squadra che erano fino a pochi anni addietro. Un dominio e una concretezza pressocchè continui ad eccezione del terzo quarto in cui la squadra losangelina riesce anche a piazzarne 3 in più (29 a 26), ma che nulla può nella rimanente mezz'ora e più di gioco con Golden State sempre e continuamente avanti, spesso non di poco: 1Q (41 a 26), 2Q (39 a 23) e 4Q (43 a 28). Si sottolineano le prestazione del pluricitato Stephen Curry (ancora fresco del record di 13 triple in una sola partita, battendo il predente record proprio di Bryant) che piazza 31 punti, migliore in partita e di Draymond Green, che con 11 assist e 9 rimbalzi ci ricorda di essere stato il primo giocatore NBA ad effettuare 1000 punti, 500 rimbalzi, 500 assist, 100 palle bloccate e 100 rubate nella stessa stagione (2015-2016).
La squadra di Oakland non perde mai occasione di mostrare al mondo il suo valore e ce lo ricorda, ormai, in ogni sua singola partita o prestazione: nel giro di pochi anni si è riuscita a scucire di dosso l'aggettivo di “incompleta” e macinando vittorie e record ha fatto sì che oggi, in California, il giallo acceso dei lontani cugini dei Lakers, sia messo in “ombra” da quello molto più vivace dell'Oracle Arena.
I vuoti del basket
E' indubbio che i Lakers stanno ormai cercando un nuovo equilibrio nell'immenso vuoto lasciato dalle sue stelle, ultima delle quali il grandissimo atleta Kobe Bryant. Nello sport esistono cicli: ci sono sempre stati e probabilmente sempre ci saranno. Forse non riusciremo a vedere di nuovo giocatori come Magic Johnson o Kareem Abdul-Jabbar, ma questo non ci impedisce di strizzare l'occhio alle nuove prospettive.
I Lakers di oggi sono un interessante incrocio di stili e tendenze, che vanno dalle esperienze di un giocatore come Josè Calderòn, alla sregolatezza di Metta World Peace (dai più conosciuto col suo nome originale: Ron Artest), al talento del giovanissimo D'Angelo Russell. Insomma, gli elementi per un campionato che sia comunque di tutto rispetto ci sono, starà ora a questi atleti trovare un nuovo sistema per riportarsi sulla carreggiata giusta di questa prima parte di stagione che li vede in un costante andirivieni di alti e bassi (8 vittorie e 8 sconfitte).