Sono trascorsi 23 anni dal giorno dell’incidente di Senna nel Gran Premio di San Marino e il progettista Adrian Newey, colui che curava la monoposto del campione brasiliano, ancora non riesce a scrollarsi di dosso i tragici minuti di quel 1 maggio 1994. Adrian Newey forse è il progettista migliore della Formula 1 ancora in attività, sicuramente il più vincente con un palmares di tutto rispetto: 9 titoli mondali piloti (3 con la Williams, 2 con la McLaren e 4 con la Red Bull), 10 titoli costruttori e ben 142 gran premi vinti; più di chiunque altro.
Newey a 23 anni dalla morte di Senna torna su quel giorno e sulla progettazione della Willams; alcune anticipazioni riprese dalla sua autobiografia: “How to build a Car” edito da HarperCollins stanno suscitando molto clamore.
Il progettista afferma che a causare l’incidente non fu la rottura del piantone dello sterzo dell’autovettura di Senna, modificato il giorno prima per permettere una maggior comodità all’interno dell’abitacolo, anche se ammette che un pasticcio simile andava evitato, che una F1 in quelle condizioni non avrebbe dovuto correre: «Ciò di cui mi sento colpevole non è la possibilità che il cedimento della colonna dello sterzo abbia innescato la tragedia, perché io non credo che ciò sia accaduto.
Mi sento colpevole perché sbagliai completamente l’aerodinamica di quella Williams». Newey quindi ammette che la Williams di Senna aveva degli errori di progettazione, indipendenti dall’incidente e ai quali neanche il Talento del campione brasiliano avrebbe potuto sopperire, e che una macchina di F1 con una modifica cosi essenziale, come quella rappresentata dal piantone di sterzo, non avrebbe mai dovuto scendere in pista: «Che sia stata o meno la colonna dello sterzo a provocare l’incidente, non posso sfuggire alla realtà. C’era un pezzo progettato male che non avrebbe dovuto trovarsi sulla macchina».
Un talento spento troppo presto
Chi di noi non ricorda almeno un sorpasso di Senna, o una battaglia all’ultima curva, con il rivale di turno?
Senna per lunghi anni ha rappresentato il talento più cristallino a bordo di un’autovettura, riusciva a coniugare la messa a punto dell’auto con una straordinaria capacità di spingerla oltre il limite. La rivalità con Proust è al pari della rivalità tra Lauda e Hunt, rivalità che hanno segnato un’epoca e la storia della F1: sorpassi indimenticabili e giri da brivido, come sono indimenticabili le battaglie di Suzuka dell’89 e del 90. In rapporto al suo talento tre mondiali piloti possono anche essere considerati pochi ma, come detto, Senna è un talento salito nell’Olimpo dei piloti troppo presto.