Correva l'anno 1980... l'Italia è sconvolta dal disastro del DC9 di Ustica e dalla strage di Bologna. Il mondo della musica piange John Lennon, assassinato a New York, e perde anche i Led Zeppelin che annunciano il proprio scioglimento. Escono al Cinema Shining, Toro Scatenato, The Blues Brothers e l'Impero colpisce ancora. L'Inter vince il suo dodicesimo scudetto nella stagione in cui scoppia il primo scandalo del calcioscommesse, Pietro Mennea vince la medaglia d'oro sui 200 metri alle Olimpiadi di Mosca. Nel 1980 si disputa anche il 94° Torneo di Wimbledon e sul mitico centrale si sfidano due autentici fuoriclasse: Bjorn Borg e John McEnroe.

Trentasette anni dopo la storia di questa rivalità, il cui apice viene toccato nella citata finale, sbarca al cinema. Il giusto tributo a due tra i più grandi tennisti di sempre, protagonisti probabilmente del match più epico di ogni tempo.

'Borg McEnroe', il cast

C'è molta attesa anche in Italia per 'Borg McEnroe', film diretto dal danese Janus Metz Pedersen la cui uscita è prevista per il prossimo 9 novembre. Già dal trailer i due protagonisti principali sembrano piuttosto credibili proprio per la somiglianza con i due tennisti. Borg è interpretato da Sverrir Gudnason, attore svedese di origine islandese, mentre il personaggio di McEnroe è stato affidato allo statunitense Shia LaBeouf. Nel cast anche il noto attore svedese Stellan Skarsgard, ricordato come il professor Gerald Lambeu in 'Genio Ribelle' e Sputafuoco Bill Turner nella saga di 'Pirati dei Caraibi'.

Qui interpreta Lennart Bergelin, allenatore di Borg. Nel film anche i personaggi di Mariana Simionescu, tennista rumena allora fidanzata di Borg, e del tennista statunitense, incallito playboy, Vitas Gerulaitis. Nel film di Pedersen sono interpretati, rispettivamente, da Tuva Novotny e Robert Emms.

Due modi opposti per essere 'leggenda'

Da un certo punto di vista, 'Borg McEnroe' potrebbe ricordare un altro film recente, incentrato su una grande rivalità sportiva: stiamo parlando di 'Rush', bellissimo lavoro di Ron Howard uscito nel 2013 che metteva a fuoco la sfida tra due campioni di F1 come Niki Lauda e James Hunt. Da un certo punto di vista, il glaciale Bjorn potrebbe ricordare Lauda mentre il vulcanico John sarebbe un perfetto Hunt della racchetta.

Non potevano essere più diversi nello stile e nel carattere: l'instacabile gioco da fondocampo di Borg capace anche di sbancare l'erba di Wimbledon, l'atleta che ha imposto al mondo l'uso del top-spin e del rovescio a due mani; l'aggressività di McEnroe ed il suo gioco rivoluzionario fatto di angoli ed anticipi ed una straordinaria sensibilità di tocco. Bjorn il nordico, l'orso, schivo e scontroso contro John l'attaccabrighe, rissoso, polemico e sempre al di sopra di qualsivoglia self control. Quando il 5 luglio del 1980 si sfidano sul centrale di Wimbledon, lo svedese è reduce da quattro successi consecutivi mentre lo statunitense è alla sua prima finale. Inutile dire che Borg è il grande favorito.

L'apice del film di Pedersen è ovviamente questa partita, dove si giunge passo dopo passo, viaggiando attraverso l'infanzia e l'adolescenza dei due protagonisti, scandita in entrambi i casi dal Tennis. L'autocontrollo è tutto per Borg, viceversa McEnroe si fa notare soprattutto per le sue bizze. Il primo si impone di non esplodere e forse vorrebbe farlo, il secondo è in continua eruzione e forse vorrebbe avere un pò del carattere freddo e misurato del rivale.

Il match del secolo

Borg va a caccia del suo quinto Wimbledon consecutivo ed affronta l'avversario più forte, nonostante abbia sollevato il trofeo nelle quattro precedenti edizioni battendo tennisti del calibro di Ilie Nastase, Jimmy Connors (due volte) e Roscoe Tanner.

Nel primo set i tifosi svedesi vanno letteralmente sotto schock, Borg non cava un ragno dal buco e viene dominato da McEnroe che si impone 6-1. Ma il match è ancora lungo, Bjorn l'orso si riprende ed ipnotizza l'avversario, vince i due successivi set 7-5; 6-3 e nel quarto si trova a servire sul 5-4. Si porta sul 40-15 ed ha due match-point, John li annulla entrambi con un passante di rovescio e con un dritto al volo e gli strappa infine il servizio con un incredibile rovescio vincente. "Come on!", urla lo sfidante: sembra un guerriero antico che si pone alla testa di un esercito che sembrava in rotta e parte al contrattacco. Entrambi tengono i successivi servizi aprendo la porta al tie-break e riscrivono la storia del tennis in 23 minuti e ben 34 punti.

Il pubblico è costantemente in piedi a seguire questa contesa, il tie-break infinito premia McEnroe che vince 18-16 e prolunga dunque la finale. La battaglia continua nel quinto set, ma stavolta Borg non ha più cedimenti e torna 'uomo di ghiaccio': ci vorranno altri 14 giochi per conoscere il vincitore di Wimbledon 1980 e quando Jonh serve, sul 7-6 per l'avversario, riceve una risposta vincente di dritto e due secchi passanti. Sul 15-40, Bjorn ha altri due match point e sul primo passa con un rovescio incrociato su una volée d'approccio: il re è ancora lui, un re che cade in ginocchio in una delle immagini più celebri dell'intera storia del tennis.

L'ultimo trionfo

In realtà nessuno può ancora sapere che l'epopea di Bjorn Borg è praticamente finita con il suo incontro più esaltante.

Due mesi dopo John McEnroe si prenderà la sua rivincita, superando lo svedese nella finale dei US Open. L'anno successivo lo batterà in finale a Wimbledon e concederà il bis a Flushing Meadows. Diventa il nuovo numero uno del tennis, mentre per l'avversario c'è la consapevolezza di non essere più invincibile, un pensiero che probabilmente lo stesso Borg aveva acquisito a Wimbledon l'anno prima. Così si ritira, a soli 26 anni, decretando la fine di un'epoca. Ci ripenserà all'inizio degli anni '90, spinto da problemi personali: dissesti finanziari, matrimoni falliti, tentativi di suicidio: uscito dal rettangolo di gioco, il suo self control era finito insieme alla sua carriera, ma il suo ritorno al tennis sarà goffo ed incolore.

Jonh McEnroe proseguirà invece per qualche anno ad interpretare il ruolo di numero uno, vincerà altri due Wimbledon e poi cederà il passo ad avversari sempre più giovani, esponenti di quel tennis rivoluzionario a cui aveva fatto da precursore, anche se il suo stile rimane unico. Ci saranno altri campioni, altre storie che diventeranno leggenda, altri match epici, ma probabilmente l'epoca d'oro del tennis mondiale ha toccato il suo apice in quel 5 luglio del 1980.