Il momento d’oro del Team Bahrain Victorious è una delle note salienti di questa fase della stagione del Ciclismo professionistico. La squadra del direttore generale Milan Erzen ha dato una svolta di qualità al suo rendimento nell’ultimo mese, disputando un Giro d’Italia da copertina nonostante la sfortunata caduta del capitano designato Mikel Landa. Nella corsa rosa il Team Bahrain ha conquistato due vittorie di tappa e soprattutto lo splendido secondo posto in classifica generale di Damiano Caruso, grande protagonista del Giro.
Il filotto di successi della squadra mediorientale è continuato in modo ancora più eclatante al Giro del Delfinato che si è concluso ieri.
Ciclismo, le accuse dalla Francia
Al Delfinato il Team Bahrain ha vinto tre tappe, la classifica a punti e quella dei Gpm, ma è stata soprattutto la prestazione di Mark Padun ad impressionare gli appassionati e gli addetti ai lavori. Il corridore ucraino, 25 anni a luglio e quattro vittorie minori messe in bacheca finora, ha conquistato entrambe le tappe di montagna del Delfinato, un risultato che mancava dal 2015 a firma di Chris Froome. Nella tappa di sabato con arrivo in salita a La Plagne, Padun ha risposto all’attacco portato da Richie Porte, e lo ha poi staccato per andare a vincere in solitudine.
Dopo questa vittoria ottenuta staccando in un confronto diretto tutti gli uomini di alta classifica, l’ucraino ha cambiato strategia per la tappa finale del Delfinato, quella che ieri si è conclusa a Les Gets, inserendosi in una fuga partita dopo pochi chilometri. Padun si è poi involato sulla salita del Joux Plane disperdendo i compagni d’avventura e salendo con un passo simile rispetto ai corridori del gruppo maglia gialla. Il corridore del Team Bahrain ha così vinto anche questa tappa, con una prestazione che a qualcuno non è andata giù.
Tra le squadre avversarie si sono alimentati molti malumori per questo improvviso innalzamento delle prestazioni del Team Bahrain Victorious. Pur senza nessuna prova e davanti a tutti i controlli antidoping superati dai corridori della squadra di Milan Erzen, il giornale francese Le Parisien ha riportato le accuse molto forti che sono circolate nell’ambiente a conclusione del Delfinato.
“Questa è una vergogna assoluta, come mi posso rivolgere agli sponsor e dire che non c’è più doping quando poi si vedono queste cose?”, ha dichiarato un capo di una squadra di cui non è stata rivelata l’identità. “La squadra del Bahrain sta diventando sempre più scandalosa. Già il loro Giro è stato deprimente, con l’italiano Damiano Caruso o lo sloveno Jan Tratnik che hanno sorpreso tutti in salita”, ha continuato l’anonimo accusatore.
Erzen: ‘Non c’è bisogno di spiegare a nessuno’
Le Parisien ha riportato un’altra accusa di un membro di una squadra francese, rimasto anch’esso anonimo. “Ci sentiamo un po’ stupidi. Che il ragazzo faccia una rapina a La Plagne, ok, ma ha la decenza di nascondersi un po’ il giorno dopo?
C’è una sensazione di impunità che ricorda gli sporchi anni 2000. Ma naturalmente finchè non hai le prove stai zitto…”, ha accusato l’anonimo membro del team.
A scatenare i dubbi e i sospetti sul conto del Team Bahrain Victorious non sono stati solo i risultati altisonanti raccolti da gran parte dei corridori negli ultimi tempi, ma anche la storia personale non del tutto limpida del suo direttore generale Milan Erzen. Il manager sloveno, già scopritore di Primoz Roglic, è stato più volte collegato all’Operazione Aderlass, un’inchiesta che ha smascherato la centrale del doping costruita dal medico tedesco Mark Schmidt. Il diretto coinvolgimento di Erzen non è stato mai provato, anche se i dubbi sul suo operato non sono stati del tutto spazzati via.
Il direttore generale del team ha subito replicato alle accuse di Le Parisien. “Non mi interessa quello che ha dire un direttore sportivo, può dire quello che vuole. Noi stiamo facendo il nostro lavoro, abbiamo investito in questa squadra, nei corridori, negli allenatori, i ritiri, l’alimentazione. Tutto. I risultati dovevano arrivare. Non so che tipo di sospetti ci siano. Stiamo continuando il lavoro iniziato lo scorso anno da Rod Ellingworth, che ci ha insegnato molto, e posso essere sicuro al 110% che stiamo lavorando secondo le regole. Non c’è bisogno di spiegare a nessuno, abbiamo gli stessi controlli antidoping delle altre squadre, forse di più, e se qualcuno viene da noi per un controllo siamo sempre aperti al riguardo”, ha dichiarato Milan Erzen.