Torna alla ribalta il tema della Tari indebitamente gonfiata dai Comuni nella parte variabile che compone la tariffa o la tassa che dir si voglia. La differenza non è peregrina in quanto la natura stessa del tributo non è definita chiaramente. Comunque, dopo la risposta del Governo ad una precisa domanda da parte del M5S nella persona del deputato Giuseppe L'Abbate lo scorso 18 ottobre 2017 la questione è balzata agli onori delle cronache.
Anche perché, da un indagine pubblicata dal Sole24ore proprio nella giornata di ieri, l'applicazione erronea della metodologia di calcolo adottata dalla maggioranza dei Comuni italiani può portare a ricarichi, per una famiglia media di quattro persone, superiori anche al 70% di quanto effettivamente dovuto. Cerchiamo, quindi, di delineare, brevemente, il meccanismo impositivo alla base della Tari e di vedere quali sono i passaggi da eseguire per ottenere il rimborso di quanto illegittimamente riscosso dal Comune.
Il meccanismo impositivo della Tari
La Tari è un tributo, cosiddetto, binomio. In pratica, l'importo da pagare è calcolato sommando una quota fissa ed una variabile.
Come spiegato in un precedente nostro articolo la prassi erronea adottata dalla generalità dei Comuni italiani è di calcolare due volte la parte variabile del tributo, prima sull'immobile e poi anche sulla pertinenza, cioè il box, la cantina o altro. Questo, come dicevamo poco sopra, genera dei ricarichi abnormi per il contribuente e che il Mef ha dichiarato ufficialmente illegittimi. Vediamo, quindi, cosa fare praticamente per ottenere il giusto rimborso.
Come ottenere il rimborso della parte variabile
Come dicevamo la quota variabile applicata dal Comune deve essere calcolata una sola volta e non più volte a seconda del numero delle pertinenze associate all'abitazione principale. Questa è la prima cosa da verificare quando arriva la cartella di pagamento.
Se, come è probabile, l'importo attribuito per la quota variabile risulta duplicato, occorre effettuare il ricorso per ottenere il rimborso direttamente al Comune, se è questo a gestire in proprio la riscossione della Tari. Se, invece, la riscossione è affidata ad una società esterna o, come si dice, in house, la richiesta di rimborso va indirizzata a quest'ultima.
Si ricorda, per completezza di informazione, che possono essere richiesti gli arretrati degli ultimi 5 anni. Per gli importi più datati è intervenuta la prescrizione. La richiesta va effettuata utilizzando i canali usuali, cioè tramite PEC o lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, o infine, recandosi personalmente presso gli uffici preposti e compilando il modello di richiesta in autotutela. Se il Comune o la società preposta non risponde entro 60 giorni vale la regola del silenzio - rifiuto e sarà necessario ricorrere alla Commissione tributaria provinciale competente.